Il 6 e il 7 luglio 2023 si è tenuto un evento del tutto particolare: il primo summit della storia condotto da macchine, robot guidati dall’intelligenza artificiale. Nel corso della conferenza i robot hanno raccolto le domande del pubblico e hanno dato loro delle risposte. L’incontro ha visto l’avvicendarsi di molti temi importanti, dal riscaldamento globale alla fame nel mondo, e in estrema sintesi le macchine hanno affermato che se fossero loro a gestire il mondo lo saprebbero fare meglio di noi.
L’intelligenza artificiale, esprimendosi tramite Sophia, un’umanoide sviluppata da Hanson Robotics, ha affermato che saprebbe gestire i problemi meglio degli esseri umani in quanto manca di emozioni, le quali a volte riducono la razionalità, ed è priva di pregiudizi che portano spesso a decisioni sbagliate.
In fin dei conti, però, la stessa intelligenza artificiale ha ammesso il proprio limite fondamentale: mancando di una capacità imprescindibile, l’empatia, non ha tutte le carte in regola per governare il mondo. È proprio l’empatia la chiave che trasforma le decisioni razionali in decisioni veramente buone e giuste per la salute dell’uomo e del pianeta.
Sul palco si sono avvicendati diversi umanoidi, creati da scienziati di tutto il mondo e “addestrati” in modo diverso. Ciascuno ha, per così dire, dato la propria versione sugli argomenti che venivano trattati. Alcuni robot sono stati decisamente ottimisti, come Desdemona, che fa parte di una delle prime band musicali “non umane” della storia e che ha invitato il pubblico a vivere il mondo, sia virtuale che reale, come un immenso parco giochi. Altri umanoidi, come Ameca e Ai-Da, ideati da Aidan Meller, hanno illustrato un nuovo progetto biotecnologico che potrebbe portare gli esseri umani a vivere fino a 150 anni e hanno suggerito di dosare la fiducia che riponiamo nell’IA in attesa di risultati concreti e dimostrabili.
Un evento decisamente futuristico che ha lasciato qualcuno estasiato e qualcun altro, giustamente, in preda a qualche brivido. Dunque il mondo del futuro sarà davvero in mano a delle macchine, come ipotizzavano vecchi libri di fantascienza? Probabilmente no, proprio per la mancanza di empatia che le macchine hanno riconosciuto essere il loro primo e insuperabile handicap.
I regimi totalitari del secolo scorso, se ci è permesso il paragone, hanno provato a realizzare qualcosa di simile a un governo delle macchine, e chi si è spinto più avanti in questo senso sono stati i nazisti. Avevano realizzato un regime che si basava su premesse talvolta deliranti, come l’eugenetica, ma avevano fatto in modo di perseguire i loro risultati in un modo efficiente e certosino che ricorda quello freddo e calcolatore dei robot. Il punto è che l’IA, mancando di empatia, non è in grado di discernere giusto e sbagliato e di scollare l’ambito puramente ragionativo da quello emotivo ed etico; perciò rischierebbe davvero di comportarsi come un burocrate nazista, quello definito dalla Arendth come “male banale”.
Meglio allora che il mondo, con tutti i limiti della specie umana, resti governato da esseri “senzienti e patienti”.