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    Discriminazione e non solo: cosa significa il termine comphet
    Comphet, ossia “eterossessualità obbligatoria”. Ecco cos’è e perché è importante continuare a parlarne.

    Il termine comphet (compulsory heterosexuality) sta a indicare una problematica che sovente affligge le persone queer, in particolare le donne. Anche se la nostra società sta evolvendo nella comprensione delle diverse sfumature della sessualità, sono in moltissimi ancora a ritenere che l’unico posto accettabile per una donna sia al fianco di un uomo. Questa visione dell’eterosessualità come unica condizione accettabile, specie quando si è passata una certa età, è un problema da risolvere con urgenza.

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    Anche se sembra un neologismo, la parola comphet non è nuova: è stata infatti inventata negli anni ’80, quando uscì il saggio “Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence“, scritto da Adrienne Rich. In questo lavoro, l’autrice sosteneva che la visione eteronormativa della società affliggesse in particolare le donne perché si sposava con il concetto della famiglia patriarcale.

    Oggi la teoria della “eterosessualità obbligatoria” prende la forma di una silente, quanto forte pressione sociale sugli uomini e soprattutto sulle donne omosessuali, bisessuali ecc. Si pensa che essere queer sia solo una fase che con l’andare del tempo verrà superata, oppure si bollano le persone omo, bi e pansessuali come “confuse”. O, ancora, si sostiene che la non eterosessualità sia una specie di moda legata a questo momento storico. Come se chi non esprime una identità etero sia solo qualcuno che prima o poi si risveglierà e tornerà sulla retta via!

    Le persone particolarmente sensibili o che sono circondate da un ambiente fortemente comphet potrebbero avere delle pesanti ripercussioni sulla loro vita personale e sentimentale: ad esempio, potrebbero trattenersi dall’iniziare una relazione con una persona da cui sono attratte perché temono il giudizio negativo degli altri; potrebbero sentirsi in colpa per la loro sessualità; potrebbero pensare che dopo i trenta o i quarant’anni sia necessario “tornare in riga” e crearsi una famiglia “normale”.

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    È importante continuare a parlare di comphet perché non è detto che il dibattito pubblico o la ricerca scientifica, che ormai hanno accertato la naturalità e la legittimità dell’omosessualità come orientamento, vadano di pari passo con il sentire dell’uomo medio. C’è ancora bisogno di difendere le persone LGBTQ+ dalla discriminazione, insegnando che la sessualità è uno spettro pieno di sfumature nessuna delle quali è migliore dell’altra. Allo stesso tempo, va posta una particolare attenzione alle donne e alle bambine, che non dovrebbero più pensare che il legame con un uomo sia uno status obbligatorio da raggiungere prima o poi.

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     Commenti (2)
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    1. cri_cri62, Udine (Friuli-Venezia Giulia)
      Di problemi più urgenti non ce ne sono?? Oh signurrrr...😂
    2. alexandra6252, Pesaro (Marche)
      Di fronte a certi argomenti siamo ancora molto arretrati noi italiani... anke ki si ritiene moderno e accogliente nei confronti della diversità in fondo in fondo nel suo animo mantiene ancora dubbi e diffidenze... a meno ke nn si tratti di un omosessuale puro e semplice... credo ke anke molti giovani nn abbino veramente assimilato certe realtà .. fanno bene alcune persone più emancipate a manifestare la loro solidarietà a tutti coloro ke nn sono "sulla retta via"... È vero siamo una minoranza ma esistiamo e nn facciamo del male a nessuno... in più c è anke da dire ke la scelta sessuale nn è indotta ma viene dall animo...❤ al cuore nn si comanda
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