Si sa che è piuttosto comune che con l’andare del tempo, stabilizzata una relazione, sia gli uomini che le donne inizino a provare desiderio per persone esterne alla coppia. Qualcuno considera questo desiderio come una forma seppure attenuata di tradimento, qualcun altro lo considera una spia di probabili problemi di coppia, qualcun altro infine lo considera naturale. In effetti gli studiosi hanno scoperto che è vero.
Il meccanismo per cui si prova più desiderio per persone con le quali non si è consumato un rapporto è detto “effetto Coolidge” e interessa non soltanto gli esseri umani, ma una gran quantità di mammiferi e non solo. Sembra proprio che si tratti di uno dei tanti curiosi ritrovati della natura, ma come funziona e quali sono le sue radici chimiche?
La principale responsabile dell’effetto Coolidge è la dopamina, un neurotrasmettitore di cui abbiamo parlato moltissime volte nel nostro magazine. Esso infatti è anche chiamato “l’ormone della ricompensa” perché dona un senso molto forte di soddisfazione. Qualsiasi cosa ci piaccia, ci gratifichi e ci vizi provocandoci dipendenza lo fa per via dell’alzarsi dei livelli di dopamina. Questo neurotrasmettitore si “attiva” quando giochiamo, quando fumiamo, quando mangiamo, quando assumiamo alcol o droghe, quando facciamo l’amore, quando guardiamo la nostra serie preferita... la dopamina, inoltre, regola funzioni molto importanti nel nostro corpo, come la capacità di muoverci e la regolazione dell’umore.
Quando una coppia si stabilizza, la dopamina che viene rilasciata nei rapporti o anche solo attraverso lo sguardo e le carezze viene rilasciata in modo costante, senza picchi, cosa che invece non accade quando si prospetta una elettrizzante nuova conquista. Questo spiega perché anche le persone molto fedeli e devote al partner non sono quasi mai completamente esenti dal provare desiderio per altri. Notiamo che questo meccanismo è naturale sia per i maschi che per le femmine.
Ma perché la natura ha posto dentro di noi un “motore del desiderio” così particolare? La risposta è ben più banale di quanto si creda: più partner garantiscono più possibilità di protezione e di sopravvivenza rispetto a uno solo, e unirsi con diversi soggetti aumenta la possibilità di procreare. Niente di più, niente di meno.
Chi è appassionato di storia americana si chiederà come mai questo meccanismo abbia lo stesso nome del trentesimo presidente degli Stati Uniti, Calvin Coolidge. Ebbene, una volta il presidente visitò una fattoria e il proprietario gli raccontò di un suo gallo che era solito accoppiarsi ogni giorno, ma sempre con una gallina diversa. Il presidente rispose, divertito: “Lo dica alla signora Coolidge”. Ecco l’origine del nome.
Per molto tempo si è pensato che l’effetto Coolidge fosse una prerogativa maschile, ma oggi sappiamo che si tratta di una sensazione “unisex”. L’idea che i maschi provino più desiderio rispetto alle femmine o siano spinti naturalmente ad accoppiarsi con più partner è smentita dalla biologia, in quanto la ricerca di altri partner riguarda ambo i sessi sia negli uomini che negli animali.