Un articolo molto interessante apparso sul periodico online Thinkdog, gestito da etologi e comportamentisti, propone un assunto che a prima vista appare illogico e che invece lo è eccome: “anche i cani sono persone”.
Non c’è bisogno di occhiali potenti per capire che tra un uomo e un cane ci sono differenze abissali. A prima vista sembrerebbe solo un facile discorso da animalisti. Invece i redattori di Thinkdog ribaltano già dopo poche righe tutte le impressioni dichiarando che, secondo logica, i cani (ma anche i gatti) sono persone perché hanno una propria personalità.
Chiunque di noi abbia avuto con sé più di un animale sa per certo che ogni individuo canino o felino è totalmente unico, diverso da tutti gli altri membri della sua specie. Ha un carattere, dei gusti propri, cose che gli danno fastidio. Gli etologi cognitivi e i neuroscienziati confermano, dal punto di vista scientifico, che è proprio vero: i cani hanno una personalità.
E se prendiamo come definizione di persona “un individuo dotato di personalità” giungiamo alla conclusione logica che anche i cani sono persone. Nello specifico, potremmo definirli “persone non umane”.
L’articolo di cui parliamo non è un sasso che cade nel vuoto. Tempo fa l’orango Sandra, di 29 anni, è stata dichiarata dalla Corte dei Giudici di Buenos Aires ‘persona non umana’ e trasferita dallo zoo in cui viveva in un santuario, in modo che fossero rispettati i suoi diritti e i suoi bisogni. Per la legislazione indiana i delfini sono considerati “persone non umane” e in quanto tali godono di diritti particolari e inalienabili. Perché sì, uno dei nodi della questione è che se gli animali sono persone (almeno certi animali) i reati contro di loro dovrebbero essere considerati come reati contro la persona, regolati dal codice penale. Ma siamo ancora un Paese dove dei ragazzini possono ammazzare oche, caprette e cani, solo pensando ai fatti recenti, senza quasi ricevere punizione.
Ma facciamo un passo indietro: che cos’è una persona? Di solito tendiamo a considerare la parola persona come un sinonimo di essere umano, eppure non è proprio così. Nel mondo romano la parola persona significava “maschera, carattere” ed era usata per riferirsi alle maschere del teatro, che al tempo erano fortemente stereotipate andando a rappresentare per esempio il servo, l’innamorato, il fanfarone, il vecchio misantropo e così via. Avere una personalità significa avere un carattere, un temperamento e un insieme di schemi comportamentali appresi nel corso della vita. Nulla che implichi per forza essere un uomo o una donna.
Il biologo ed etologo Mark Bekoff afferma in un suo libro: “la vita emozionale dei mammiferi superiori è così complessa che non possiamo non affermare che sono persone”. È incontestabile che cani e gatti posseggano, oltre a una spiccata intelligenza, un mondo interiore ricco e complesso fatto di sogni, di ricordi, di pensieri e di ragionamenti. Il fatto che questi funzionino in maniera diversa rispetto ai sogni, ai ricordi e ai pensieri umani non è sufficiente per negare il fatto che abbiano una personalità e vadano rispettati.
Molti credono che le persone che trattano gli animali come parte della famiglia siano esagerati, ma non è così. L’esagerazione, piuttosto, sta nell’umanizzarli, ossia trattarli come se fossero dei piccoli esseri umani. Ciò è un vero e proprio maltrattamento, anche se mascherato, perché significa misconoscere i diritti e la dignità di queste persone non umane.