Tra i capi del nostro armadio la t-shirt è il più comune (chi non ne possiede almeno una?) e il più “basic”. Proprio per questo non viene spontaneo pensare al suo valore e interrogarsi sulla sua storia, che però può essere interessante da conoscere. La maglietta è infatti un capo che accompagna in modo molto stretto l’evoluzione della società moderna.
Ci si potrebbe interrogare all’infinito sugli antenati della t-shirt, che sono diversi e possono essere rintracciati in secoli più o meno recenti, ma l’invenzione di questo capo è davvero “recente”: il brevetto della prima maglietta fu depositato infatti nel 1904.
L’idea era produrre un capo di abbigliamento intimo maschile: se prima si usava mettere sotto i vestiti una sorta di tuta o body a figura intera, la novità era poter dividere l’intimo in due pezzi, sopra e sotto, senza neanche bisogno dei classici bottoni di chiusura. La maglietta dei primi tempi, insomma, aveva la stessa funzione che oggi viene data alla canottiera.
E sempre per tracciare un ponte con la canottiera: avete presente la classica immagine del muratore o dell’anziano che gira tranquillamente con la sua canottiera bianca, spesso anche macchiata di sugo? Ecco, è proprio così che la t-shirt è diventata, da underwear, a vero e proprio capo di vestiario: per il suo basso costo era acquistata principalmente da scapoli e operai che preferivano la praticità al decoro e spesso non si vergognavano a farsi vedere in giro “in intimo”.
È così che in pochissimo tempo la maglietta si trasforma in un pratico capo da lavoro e già nel 1910 viene promossa a parte dell’uniforme dei marinai dalla U.S Navy. Le t-shirt a manica corta vengono indossate sempre di più sulle navi, e con l’arrivo del primo e soprattutto del secondo conflitto mondiale migliaia di uomini vengono a contatto con questo capo di vestiario. Una volta finita la guerra, nel generale clima di euforia e spensieratezza, si crea il desiderio di un abbigliamento meno paludato e più casual, e gli occhi vengono puntati proprio sulla t-shirt, complice l’immagine da “macho” guerriero che ormai era associata ad essa.
A determinare però il successo globale della t-shirt è stato Hollywood. Il capo diventa iconico negli anni ‘50 grazie a divi che interpretano personaggi belli e dannati, come il giovane Marlon Brando in “Un tram chiamato desiderio” o James Dean di “Gioventù bruciata”. Poco dopo la maglietta si estende anche al pubblico femminile, veicolata dall’immagine della bella Brigitte Bardot in “Vita Privata” (1961).
Un altro vip che ha contribuito al diffondersi della t-shirt, che poi diventerà iconica anche nella sua variante “stampata” con immagini delle star, è stato Elvis Presley che la indossava spesso.
Da allora la t-shirt ha accompagnato quasi tutte le controculture che si sono succedute, dagli hippie che le coloravano con la tecnica tie-dye ai punk che le serigrafavano con scritte irriverenti. La maglietta, data la sua economicità e la facilità di personalizzazione, è stata per le generazioni seguenti una risorsa inesauribile per comunicare la propria personalità.