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    Ora sappiamo che 900mila anni fa abbiamo sfiorato l'estinzione: perché?
    I cambiamenti climatici di un remoto periodo preistorico hanno determinato la scomparsa di molte specie, tra le quali sarebbe potuto figurare un nostro antenato.

    Ogni anno l’IUCN (International Union for Conservation of Nature) diffonde una “lista rossa” degli animali a rischio d’estinzione che conta migliaia di specie. Ma non tutti sanno che, se potessimo avere una simile lista per il periodo di circa 900 mila anni fa, ci leggeremmo anche il nome della nostra specie, o meglio, del nostro principale antenato.

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    Quasi un milione di anni fa l’Homo Sapiens ancora non esisteva, ma in Africa viveva una specie tra le nostre progenitrici, quella dell’Homo Erectus. Secondo un recente studio apparso su Science, questo Homo ha rischiato seriamente di estinguersi e se così fosse stato noi non saremmo mai nati.

    I ricercatori, analizzando genoma completo di 3.154 persone viventi da tutto il mondo, sono giunti alla conclusione che circa 900 mila anni fa si è verificato un “collo di bottiglia genetico” in cui la popolazione di Homo Erectus in grado di riprodursi è stata limitata a un numero piccolissimo di individui, solo 1.280. Sembra che in un periodo precedente, invece, gli Homo Erectus fossero stati abbastanza numerosi, almeno centomila. Il momento critico durò a lungo, circa 117 mila anni, e in quel periodo la sopravvivenza della specie fu a serio rischio.

    Come sono arrivati, gli scienziati, a stabilire che siamo i discendenti di una piccola specie minacciata? Sequenziando i genomi delle oltre tremila persone partecipanti allo studio, i ricercatori hanno cercato di stabilire quando dei geni specifici siano “nati” per la prima volta. Creando questa ideale cronologia si è stati in grado di stabilire come la popolazione umana si sia ridotta o sia aumentata nel tempo, in quanto con una popolazione più stabile in numero i geni hanno avuto più possibilità di stabilizzarsi.

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    Fra i 930mila e gli 813mila anni fa l’Homo Erectus, che ancora viveva soltanto in Africa, è ridotto in numero del circa 98,7% rispetto ai millenni precedenti. Combinando questi dati con quelli paleoclimatici e con lo studio dei fossili si è visto che questo brutto periodo è coinciso con le glaciazioni. L’Africa, che nel nostro immaginario non dovrebbe risentire più di tanto di un periodo freddo, in realtà pare sia diventata estremamente arida rendendo difficile la vita a moltissime specie animali.

    I nostri antenati, cacciatori e raccoglitori, hanno visto ridursi sia le loro prede, sia l’acqua, sia i frutti della terra e si sono ridotti in numero, morendo più facilmente e riproducendosi meno. Secondo un comunicato della Sapienza Università di Roma è proprio per questo che, in relazione al periodo menzionato, non si trovano praticamente resti fossili umani: gli uomini erano una specie estremamente rara.

    Per fare un esempio a livello numerico, se oggi siamo 8 miliardi e occupiamo milioni di chilometri quadrati sulla terra, al tempo i nostri antenati si sarebbero potuti riunire tutti in un piccolo paese.

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    Come sosteneva già Darwin l’evoluzione non segue principi preordinati, non è teleologica, ma in gran parte dipende dalla casualità. Insomma, dobbiamo solo ringraziare la fortuna se oggi siamo qui, se quei pochissimi nostri antenati sono sopravvissuti.

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