Lo scopo delle cene All You Can Eat è abbuffarsi spendendo il meno possibile. Quindi mangiare sushi, pizza, pasta, cinese, pagare 15 euro (bevande escluse) mangiando per più di quanto si è speso.
La libertà è ingozzarsi. Ma è davvero così? Siamo davvero liberi in queste situazioni?
Come si reagisce di fronte alla possibilità di mangiare 15 piatti di pasta? Questo senza tenere conto che un ristorante il suo tornaconto non può non averlo.
Si è liberi di mangiare ma forse non si è liberi di bere, acqua a parte.
Una tavolata di questo tipo è un buon punto di osservazione sulle dinamiche personali e collettive.
Ci sarà il ragazzone che trascina avanti il giro-pizza mangiando quello che resta nei piatti degli altri.
Ci sarà la persona che segue una dieta con un giorno di libertà. Questa si sfogherà, buttando alle ortiche 6 giorni di pena. E il rischio è davvero poi di vivere i 6 giorni di dieta come una pena da scontare nel carcere dell’attesa del prossimo pasto luculliano.
Ci sarà chi non ha più fame ma non si sente di deludere i leader del gruppo, in questo caso quelli che decidono se fare un altro giro di sushi oppure no.
Per alcuni poi davvero mangiare è un lavoro. Sono nella tavolata, ma non ne hanno alcuna voglia. Odiano mangiare.
Spesso poi ci si abbuffa rapidamente. Arriva il primo giro e viene spazzolato in un attimo. Il secondo giro va ordinato il prima possibile.
A volte non si tratta più di essere usciti per passare una serata insieme, ma di essere un ingranaggio del giro della tavolata e di lavorare affinché ci si possa nutrire ben al di là delle reali necessità. Ecco che l’all you can eat, anziché un invitante modo di mangiare risparmiando, può trasformarsi in una trappola psicologica per tutte quelle categorie che non hanno un rapporto ideale con il cibo, che lo vedono come un premio, una punizione o un “feticcio”.
È necessario invece recuperare il rapporto con il cibo in maniera armoniosa per una alimentazione consapevole, evitando la trappola e non dimenticandosi che i fini dell’alimentazione sono nutrirsi, godere e entrare in relazione con gli altri.
Il cibo va guardato, si inizia a mangiare con gli occhi. Fermiamoci un attimo prima quando arriva il piatto. Guardiamolo, ogni portata racchiude se si è già mangiato qualcosa si simile un ricordo. Gustiamocelo.
Il cibo va masticato per bene. Un boccone andrebbe masticato più di 15 volte. Masticare lentamente velocizza il metabolismo e migliora il funzionamento della tiroide. Posiamo ogni tanto le posate. Prendiamoci il nostro tempo.
Sentiamo il sapore bene il sapore del cibo. Ce lo aspettavamo così? È in linea con i nostri ricordi? Con il nostro sentire? Se non ci soddisfa possiamo lasciarlo nel piatto. Anche questa è educazione, nei nostri stessi confronti.
Restiamo indipendenti ma collegati alle persone che sono là con noi.
Stiamo digerendo bene? Il corpo manda dei segnali. Ascoltiamoli. Mettiamo questi segnali davanti agli stimoli esterni, ai condizionamenti dell’ambiente nel quale li stiamo vivendo. La mia fame può tranquillamente finire là dove la tua continua, ma possiamo anche mangiare un boccone in più del necessario, se sappiamo perché lo stiamo facendo.
E la qualità? Non dimentichiamocene. Il cibo che ci si para davanti in porzioni infinite è davvero all’altezza? Ne siamo convinti?
Migliorare il rapporto con il cibo migliora il rapporto con sé stessi e quindi con gli altri. Ricordiamoci che anche una cena all’all you can eat è prima di tutto un’occasione per coltivare il contatto con i nostri amici e familiari e in nessun modo una gara.