La generazione Z è stata ritenuta a torto la più atea di sempre, almeno fino a che non è apparso il fenomeno degli influencer religiosi: persone che condividono online il loro percorso di fede, danno consigli e a volte rivestono il ruolo di veri e propri predicatori (quando si tratta di preti e suore).
L’ondata religiosa che ha invaso Tiktok e Instagram nell’ultimo periodo è davvero imponente, tanto che è stato coniato il termine Christian-Tok. La tendenza è nata e si è diffusa inizialmente in America, ma anche l’Italia ha le sue figure di giovani e giovanissimi influencer religiosi (che no, nella maggior parte dei casi non sono preti). Possiamo ad esempio menzionare Benedetta Palella che con oltre 47.000 follower su Tiktok recita il rosario in diretta, o Cleide Bellia che parla di spiritualità cattolica con i suoi 37.000 seguaci.
La particolarità di questi creator è che combinano un fine divulgativo (evangelico) con le tendenze dei social media. Un nuovo modo di attirare l’attenzione colmando una nicchia prima lasciata vuota? Insomma, un modo di diventare famosi sfoggiando una particolarità che si acquisisce relativamente a poco prezzo, ossia una fede o presunta tale? È molto probabile che sia così. Questi creator “ci mettono la faccia” non senza un genuino piacere nel mostrarsi. Ma forse la tendenza Christian-Tok è anche il segno che le nuove generazioni hanno ancora voglia di parlare di spiritualità, molto più delle precedenti. E sembra che questa modalità di trasmissione di messaggi religiosi faccia molta presa su di loro, colmando un vuoto di comunicazione che da tempo esiste tra le istituzioni religiose classiche e i fedeli (almeno quelli occidentali).
È bene notare che il fenomeno degli influencer religiosi non è parte solo del mondo cattolico. Anche il fenomeno degli influencer musulmani è estremamente vitale ed è portato avanti, come nel caso del Christian-Tok, spesso da giovani donne (tante in particolare le convertite). Anche i culti neopagani e la wicca sono ben rappresentati sui social.
Gli influencer religiosi si vedono e si seguono, attivando un dialogo interconfessionale un bel po’ superficiale, giocato a suon di trend. I seguitissimi tutorial delle giovani musulmane su come indossare l’ hijab hanno ridato vitalità, almeno negli Stati Uniti, a un fenomeno che sembrava tramontato, ossia il “velo cristiano”, rendendo velami più o meno lunghi, fino al semplice e classico fazzoletto, una moda. Ogni volta che Chaoticwitchaunt, una giovane italoamericana che propone una propria spiritualità particolare tra witchcraft, cristianesimo e superstizione, mette in vendita uno stock di veli, questi vanno subito esauriti.
Diventare influencer religiosi in effetti ha i suoi vantaggi e le sue rendite, dato che molti di questi influencer si attivano con piccoli commerci: veli (sia musulmani che cristiani o aconfessionali), gadget con scritte, tazze, a volte vere e proprie linee di abbigliamento ricamate con versetti biblici o slogan religiosi. Sadie Robertson Huff, una giovanissima cristiana statunitense, ha espresso la sua attività religiosa anche in podcast, libri e un vero e proprio tour teatrale. Anche attori professionisti, come Giovanni Scifoni, hanno trovato modo di emergere e consolidare la loro fama grazie ai social media. Una carriera, quella social, ne nutre molte altre.
Dobbiamo ammettere che gli influencer religiosi destano più di qualche dubbio e non pochi sorrisi come fenomeno d’insieme, ma possono rivelarsi allo stesso tempo un veicolo di sapere (il che non guasta mai) per riscoprire la propria religione o quella degli altri, purché si abbia voglia di scendere un po’ più in profondità di quanto loro non arrivino.