Oggi ricorre la Festa della Repubblica Italiana: è infatti l’anniversario dello storico referendum che sancì, nel 1946, la nascita della repubblica, scelta dalla maggioranza degli italiani a discapito della monarchia. La Festa della Repubblica non è sempre stata celebrata il 2 giugno: per qualche anno, dal 1977 al 2001, a causa di difficoltà economiche legate alla gestione della festa (un giorno di lavoro in meno è un giorno di produzione in meno), si è celebrata la ricorrenza sempre di domenica, la prima di giugno. Da oltre vent’anni la commemorazione è tornata a coincidere con il vero anniversario.
Il 2 giugno è, per estensione, la festa nazionale degli italiani: come il 14 luglio in Francia, il 4 luglio negli USA e così via, anche se ogni Stato sceglie di legare la propria autocelebrazione a cause diverse. Forse siamo tra i pochi che celebrano l’unità della Nazione con due feste separate: il 25 aprile per la cacciata dei nazifascisti e la rinascita della democrazia e il 2 giugno per l’arrivo della repubblica.
In ogni caso questa giornata non celebra soltanto le istituzioni civili e militari che ancora oggi possediamo (vedi la storica parata a Roma e l’omaggio all’altare della Patria) ma anche il popolo italiano nel suo insieme, incluse soprattutto le donne che quel 2 giugno del ’46 furono chiamate a votare per la prima volta nella storia del Paese.
Come ogni festa patria, anche quella del 2 giugno non è amata da tutti: certo è meno “divisiva” del 25 aprile, ma ancora oggi c’è chi non è contento del risultato del referendum di quel giorno. I votanti furono 24.947.187, l'89% degli aventi diritto; la repubblica vinse con il 54,3% dei voti, mentre il 45,7% avrebbe voluto mantenere la monarchia. Già nei primi giorni dopo il referendum, e poi negli anni seguenti, iniziarono a circolare voci (più leggendarie che realistiche) su brogli che avrebbero portato a una vittoria “irregolare” dei repubblicani. Tra l’altro il referendum nei suoi risultati rifletteva divisioni nazionali che ci portiamo addosso ancora oggi: al Nord netta maggioranza di repubblicani (66,2%), al Sud decisa prevalenza di monarchici (63,8%).
Su possibili brogli nel referendum si è discusso per anni, soprattutto negli ambienti monarchici (ricordiamo che ancora oggi, nel 2024, esistono associazioni molto partecipate come l’Unione Monarchici Italiani). Ma oggi si sa che nella lotta repubblica-monarchia non ci fu nessun mistero e nessun gioco sporco. Nel 1990 la storica trasmissione televisiva Mixer, condotta da Giovanni Minoli, mandò in onda una significativa burla per gli spettatori; si fece credere di avere finalmente dimostrato che il referendum fu truccato e venne ascoltato addirittura un testimone dei fatti. Solo dopo si confessò che lo “scoop” era tutto finto e che nessuna irregolarità fu mai provata nello storico referendum del 2 giugno 1946.
Man mano che gli anni vanno avanti la festa della Repubblica rischia di diventare una ricorrenza triste, visti i vari scandali di cui le istituzioni si sono rese protagoniste negli anni (la fine della Prima Repubblica è l’esempio prevalente). Tuttavia è importante ricordare, al di là delle storture esistenti, che quel 2 giugno in Italia si fece una scelta democratica e partecipata, dopo 20 anni di alienazione delle libertà fondamentali sotto il regime fascista.