Coltivare l'amor proprio
Trattatevi come trattereste il vostro migliore amico! Facile a dirsi ma non a farsi. A volte il pregiudizio moralistico e la paura di cadere nel narcisismo ci fanno disprezzare la prima persona di cui dovremmo prenderci cura: noi stessi.
L'amor proprio, ovvero "amore di sé", è un comportamento di rispetto verso se stessi in quanto esseri umani. Questo atteggiamento è del tutto positivo perché contribuisce a rendere il mondo migliore, in quanto innesca una serie di reazioni positive nelle persone che abbiamo intorno. Chi ama davvero se stesso, infatti, conduce una vita sana, non coltiva invidia e disprezzo e manifesta di solito anche un certo buon umore. Purtroppo, se abbiamo avuto una educazione rigida, siamo portati invece a svalutarci perché facciamo confusione tra i concetti di amor proprio, egoismo e narcisismo.
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Rousseau affermava che l'amor proprio fosse un sentimento negativo: «appena, infatti, si prende l’abitudine di misurarsi con altri ed uscire da se stessi per assegnarsi il primo e il miglior posto, è impossibile non provare avversione per tutto ciò che ci impedisce di essere tutto». Egli sembra intendere l'amor proprio come un meccanismo basato su invidia e competizione, in cui si cerca di scalare la vetta sociale attraverso un continuo danneggiamento degli altri. Tra i cristiani, nonostante la cosa sia dibattuta, l'amor proprio è considerato generalmente negativo perché impedirebbe di amare fino in fondo Dio (è l'insegnamento di S.Agostino). Da bambini, probabilmente, vi hanno insegnato a mettere da parte il più possibile l'amor proprio, perché negare se stessi in favore degli altri viene ritenuta una virtù.
In verità l'amor proprio è positivo! Così come non si può parlare di vero amore di coppia quando il rapporto è basato su ossessioni, idealizzazioni e idolatrie, ecco che neanche l'amore per se stessi può coincidere con queste cose. La cura di sé non ha a che fare con il narcisismo e non peggiora la socialità, anzi, la migliora.
Ma l'amor proprio, come qualsiasi amore, va coltivato. Ecco qui alcuni consigli:
- disinnesca il senso di colpa: ripeti come un mantra che «l'amore per me stesso non è egoismo, è il rispetto per la mia dignità». Se sei abituato a svalutarti, dal momento che inizi a curare di più la relazione con te stesso la gente potrebbe notarlo e farti sentire a disagio. Ripeti allora quella frase, scolpiscila dentro la tua mente. Stai iniziando un percorso di fioritura che verrà guardato forse con sospetto all'inizio, ma finirà per migliorare la qualità delle tue relazioni. Quando inizi a coltivare l'amor proprio, infatti, le relazioni tossiche iniziano a rivelarsi come su una cartina di tornasole. Le persone negative della tua vita potrebbero uscire allo scoperto, a volte con atteggiamenti soverchianti. Questo è un segnale da leggere con attenzione: chi contrasta il tuo amor proprio non ti ama, ma prospera schiacciando te e la tua autostima.
- poni dei limiti: in altre parole sii selettivo e sincero. Riconoscere che alcune persone e alcune attività non sono adatte a te, non ti nutrono e non ti portano piacere non è affatto un atto di egoismo. Usa molta delicatezza quando devi esprimere un concetto simile, ma non evitare di farlo. Rifiutare con garbo una persona o una cosa senza rimanere invischiati tra senso di colpa, dovere, momenti di fuga e di disprezzo: questo è l'atteggiamento migliore e più sano per entrambe le parti.
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- Niente sconti all'amor proprio: hai pagato un prezzo molto alto per coltivarlo, e non è in saldo. Si può essere gentili, protettivi, solidali senza svendere il proprio amor proprio. Se ti stai prendendo cura di una persona più debole, non dimenticare il tuo diritto a dire: sono stanco, sono affamato, sono triste, ho bisogno di stare un po' da solo, ho bisogno di una pausa. Questo è un atto difficilissimo e me ne rendo conto. Ma hai pagato un prezzo altissimo per il tuo amor proprio! È meraviglioso ed altamente umano che tu lo sospenda per aiutare la persona che ami, ma non devi mai dimenticarlo o gettarlo via. Quando poi il tuo amor proprio ti chiama, significa che è il momento di ascoltarlo, perché lui è come un bambino che ha bisogno di protezione tanto quanto la persona di cui ti stai prendendo cura: se chiama, insomma, rispondigli.
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