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    Come aiutare chi non vuole essere aiutato?
    Può capitare di accorgersi che un amico o un familiare non sta bene, ma di scontrarsi con il suo rifiuto a riconoscere il proprio disagio. Come bisogna comportarsi in questi casi?

    Aiutare chi non vuole essere aiutato è una delle sfide più complesse e frustranti che si possano incontrare. Che si tratti di un amico, un familiare o un collega, può essere doloroso vedere una persona a cui teniamo rifiutare il nostro sostegno quando ne ha chiaramente bisogno.  Purtroppo insistere e basta serve a poco, così come assumere un tono aggressivo nel tentativo di “scuotere” la persona. Vediamo invece che cosa possiamo fare per tentare di stimolare una risposta nell’altro.

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    1. Capire le ragioni del rifiuto di essere aiutato

    Prima di tutto, è cruciale comprendere le ragioni per cui una persona rifiuta l'aiuto. Alcuni potrebbero sentirsi orgogliosi o vergognarsi di ammettere di avere bisogno di assistenza; altri potrebbero avere paura di essere giudicati o di perdere il controllo sulla propria vita; alcuni, infine, potrebbero semplicemente non essere consapevoli della gravità della loro situazione. Prendersi il tempo per ascoltare e capire queste motivazioni può fare una grande differenza.

    1. Comunicare in modo aperto e non giudicante

    Parlare è fondamentale per convincere una persona a chiedere aiuto, ma il dialogo va gestito nel modo giusto, usando le regole della comunicazione assertiva. Invece di affermare seccamente "Tu hai bisogno di aiuto", si potrebbe dire: "Mi preoccupo per te e voglio che tu stia bene. C'è qualcosa che posso fare per supportarti?". Questo approccio può aiutare a ridurre le difese della persona e aprire un dialogo più costruttivo.

    1. Rispettare l'autonomia dell'altro

    Anche se può essere difficile, è essenziale rispettare il diritto dell'altra persona di prendere le proprie decisioni, anche se non siamo d'accordo con esse. Forzare l'aiuto su qualcuno può spesso avere l'effetto opposto, causando ulteriore resistenza e risentimento. È importante ricordare che ognuno ha il proprio percorso e che a volte il miglior modo per aiutare è semplicemente essere presenti e disponibili per quando la persona sarà pronta ad accettare l'aiuto.

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    1. Offrire risorse e informazioni

    Invece di offrire aiuto diretto, può essere utile fornire risorse e informazioni che la persona può utilizzare in autonomia. Ad esempio, si possono suggerire libri, articoli, gruppi di supporto o contatti di professionisti. Questo approccio consente alla persona di prendere decisioni informate e di sentire di avere il controllo sulla situazione.

    1. Essere pazienti e costanti

    Il cambiamento è un processo che richiede tempo, e spesso le persone devono passare attraverso diverse fasi prima di essere pronte ad accettare aiuto. Essere pazienti e costanti nel nostro sostegno può fare la differenza: dimostrare che siamo lì per il nostro amico/a, senza pressione o giudizio, può creare un ambiente di sicurezza che eventualmente lo incoraggerà a cercare aiuto.

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    1. Prendersi cura di noi stessi

    Aiutare qualcuno che non vuole essere aiutato può essere emotivamente stancante. È perciò fondamentale prendersi cura di noi e riconoscere i nostri limiti, senza pensare di poterci sostituire a un terapeuta o a un assistente sociale. Cercare supporto da amici, familiari o professionisti può essere utile per gestire lo stress e le emozioni legate a questa situazione. Ricordiamoci che non possiamo salvare tutti e che fare del nostro meglio è spesso tutto ciò che possiamo fare.

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     Commenti (1)
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    1. cri_cri62, Udine (Friuli-Venezia Giulia)
      Ho un amico da moltissimi anni con il quale mi sono spesso incontrata per un caffè con il quale ho sempre parlato un sacco di libri oppure arte in genere( lui era un pittore). Solo ora, dopo decenni, in realtà mi sono accorta che era pienoooo di problemi di tutti i generi, principalmente di ordine economico, ma ora anche di salute. Li ha sempre voluti affrontare da solo facendo tra l'altro un gran casino. Sinceramente l'ho presa come una mancanza di considerazione da parte sua nei miei confronti che, sicuramente, lo avrei potuto aiutare. E lo avrei fatto. Ora la nostra "amicizia" sopravvive anche se io fatico ormai a considerarla tale. Comunque una mano cerco di dargliela ma con poco trasporto!
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