Cosa significa essere neurodivergenti? L’importanza di accettare le neurodivergenze
La parola neurodivergenza indica un modo diverso per il cervello di apprendere e gestire le informazioni. Le neurodivergenze sono tante e le loro manifestazioni varie. Scopriamo di più su questo argomento.
Si parla di neurodivergenza, o neurodiversità, quando il cervello di una persona differisce dal modello “tipico” per come apprende o gestisce le informazioni. Il concetto, sconosciuto fino a qualche decennio fa, è utile da conoscere per capire di più sulla mente umana e le sue varie forme. È altresì importante imparare ad accettare le caratteristiche “neurodiverse” per includere una fetta sempre più ampia di persone nella società.
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Vediamo innanzitutto quali sono le principali neurodivergenze, in modo da renderci conto quanto sia ampia la fetta di popolazione che riguardano:
- Autismo: è la neurodivergenza più conosciuta ma non è l’unica. L’autismo non è una malattia ma una condizione di spettro, perché le persone autistiche sono tutte diverse. Le caratteristiche degli autistici possono variare molto e includere un modo diverso o problematico di socializzare, comportamenti e gusti ripetitivi, bisogno di compiere movimenti autostimolatori, possibili limitazioni nel linguaggio verbale.
- ADHD: il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (sigla: ADHD) porta le persone ad avere difficoltà a regolare attenzione, comportamenti ed emozioni. Le persone che hanno questo disturbo tipicamente hanno difficoltà a concentrarsi e possono comportarsi in modo inappropriato quando provano forti emozioni.
- Plusdotazione: Le persone con un QI molto alto, superiore a 120, sono considerate neurodiverse perché hanno uno sviluppo più veloce e più ampio di molte facoltà intellettive. Non per questo sono esenti da comportamenti considerati “strani”, da un possibile isolamento sociale e da rischi come l’abbandono scolastico in giovane età.
- Dislessia/discalculia/disgrafia: chi è dislessico impara a parlare o leggere in modo diverso dal normale e lo stesso vale per chi è discalculico coi conti e disgrafico con la scrittura a mano. Questi sono i cosiddetti disturbi dell’apprendimento che richiedono un programma ad hoc a scuola.
- Altri tipi: Tipi meno noti di neurodivergenza, che spesso vengono considerati “solo” malattie, sono il Disturbo Borderline di Personalità (DBP o BDP), la Sindrome di Tourette, il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC o OCD).
Leggendo questo elenco possiamo renderci conto che molte più persone di quanto immaginassimo sono neurodivergenti, ossia hanno un cervello che funziona in modo diverso. Ecco perché è importante conoscere queste caratteristiche e adeguare i propri comportamenti.
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In passato le persone neurodivergenti erano considerate “menomate”, malate, folli oppure pigre e svogliate: oggi sappiamo che questa diversità è presente fin dalla nascita, è spesso ereditaria e non rappresenta un problema ma una risorsa, a patto di saperla gestire.
Chiedere a una persona neurodiversa di fare qualcosa di incompatibile con il suo tipo di cervello è cosa molto diffusa e purtroppo dannosa. Se invece di punire i neurodiversi reprimendo la loro unicità imparassimo a sfruttare le loro preziose caratteristiche l’intera società ne gioverebbe.
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