Per “matrimonio bianco” si intende un’assenza di consumazione del matrimonio in relazione al “ratus et non consumatus” del Diritto Canonico che ne fa una causa sufficiente di annullamento del matrimonio religioso. Oggi nella pratica sessuologica il concetto si ampia fino a considerare già una “coppia bianca” quella che pur desiderandolo, indipendentemente dal suo stato giuridico, non riesce a compiere l’atto sessuale completo, cioè comprensivo della penetrazione.
Una coppia senza il naturale compimento dell’atto sessuale completo vive una condizione negativa di frustrazione legata al senso di “fallimento” del proprio “status sociale” per non essere in grado di realizzare, nel privato, quella unione, quella compiutezza che le scelte di vita darebbero per scontata. Si finisce per vivere tutto questo nel silenzio di un patto fra i coniugi che mantiene segreto il problema e di conseguenza, da una parte rinforza il legame come condizione di mutuo aiuto, dall’altra isola sempre più la coppia con il suo problema.
Potrebbe sembrare paradossale, ma il numero stimato di situazioni matrimoniali o di coppia nelle quali non c'è penetrazione è abbastanza alto. Non esiste una documentazione epidemiologica attendibile, ma la stima è di parecchie migliaia di casi solo nel nostro Paese. Quali sono le cause più frequenti?
Generalmente si possono individuare delle cause femminili, maschili e miste. Tra le cause femminili, la più importante è il vaginismo, ossia l’impossibilità della donna di accettare che qualcosa entri nella sua vagina a causa di una contrattura involontaria e spasmodica dei muscoli che circondano l’ostio vaginale (in particolare del muscolo pubo-coccigeo e del ramo anteriore dell’elevatore dell’ano). Si tratta di una disfunzione sessuale con una componente di fobia piuttosto elevata anche se di solito il quadro clinico non presenta segni di nevrosi più ampia. Quando, però, la paura raggiunge livelli eccessivi si può parlare di fobia della penetrazione inquadrabile anche in contesti più ampi di nevrosi fobico-ossessive.
Le donne con vaginismo sono spesso donne realizzate nella vita di tutti i giorni e anche in quella familiare, nella quale anzi si impegnano anche maggiormente per cercare di compensare ciò che non riescono a dare nella vita intima. Tendono ad essere di livello sociale e culturale elevato e anche di bell’aspetto, il che motiva i propri partner a restare loro accanto anche grazie ad atteggiamenti seduttivi e comportamenti sessuali disinibiti che in intimità sfoggiano molto efficacemente. Queste relazioni si prolungano solitamente per anni senza atto completo anche in funzione del particolare atteggiamento del partner molto disponibile, comprensivo e accomodante, dotato di sensibilità non comune, poco aggressivo, tendente alla mediazione. Non tutte le donne con vaginismo avranno un matrimonio bianco: molto dipende dall’attenzione e dalla capacità dell’uomo a vincere progressivamente le reazioni difensive delle donne alle prime esperienze sessuali. Un eccesso di aggressività o un comportamento eccessivamente remissivo e poco determinato da parte del maschio avranno l’effetto di stabilizzare il sintomo, mentre un atteggiamento paziente, ma deciso, renderanno possibile il rapporto completo dopo un tempo non necessariamente lungo.
Tra le cause maschili il deficit erettile grave o la grave eiaculazione precoce (detta ante portam), possono essere le più comuni. Certamente il tipo di sessualità moderna, più consapevole ma anche più preoccupata di “dover fare”, di “dover far bene”, e di “dover fare ad ogni costo” non facilita il superamento di quelle che sono timori, angosce e insicurezze piuttosto frequenti nei maschi di oggi e che sostengono questi disturbi psicosessuali.
I coniugi “bianchi” solitamente non sono né inibiti, né inesperti sessuali, anzi, spesso sono complici, con mogli capaci di costruire un proprio setting molto erotico utile a far superare il disagio della mancata penetrazione. Non è insolito che un matrimonio bianco si sciolga e che i membri della coppia abbiano rapporti soddisfacenti con altri partner. In questo caso si può parlare di coppia “collusiva”, nel senso che entrambi i componenti della diade collaborano involontariamente al mantenimento del sintomo. Sono casi in cui si associa una forma lieve di vaginismo con una inibizione maschile da ansia da prestazione. Sono condizioni che si inseriscono in contesti psicologici anche larvati in cui nella donna prevale un atteggiamento di avversione alla sessualità o all’uomo in senso fisico o anche simbolico e, dall’altra parte, una scarsa determinazione maschile a compiere l’atto sessuale.
Può sembrare strano ma come si diceva, il numero stimato di situazioni matrimoniali o di coppia nelle quali non c’è la penetrazione è abbastanza alto, molti dei quali restano nascosti per pudore ma anche perché si pensa che non siano facilmente risolvibili.
Una buona partenza è quella di una approfondita analisi della situazione presentata dalla coppia dalla quale, con pazienza e determinazione, avviare un lavoro di costruzione del contesto coppia favorevole al superamento del problema anche attraverso la facilitazione della comunicazione emozionale ed affettiva al suo interno. E’ altresì fondamentale saper infondere coraggio e fiducia nella soluzione ed ottenere disponibilità e collaborazione piena a un piano psico-terapeutico.
Occorre offrire alla coppia il giusto sostegno per la risoluzione dello specifico disagio che è alla base del disturbo. Non tutte le coppie sono uguali, non tutti i casi si risolvono nello stesso modo: l’esperienza e la competenza sono doti imprescindibili sempre tanto più nel trattamento di situazioni così impegnative e coinvolgenti sul piano umorale.
In simili circostanze non ci si può inventare terapeuti, non si può improvvisare nulla perché trattare la coppia è sempre un impegno particolare e delicato, specie quando è in gioco la sua stessa essenza, il suo stesso significato sostanziale e simbolico come l’atto sessuale stesso. L’atto sessuale mancante in una coppia trascina con sé una senso di incompiuto che i due componenti sentono profondamente e non possono nemmeno chiedere facilmente aiuto per pudore e per paura di essere scoperti dai familiari o amici. E’ una frustrazione che viene vissuta in un isolamento che aggrava il clima all’interno della casa. Ci si trascina per anni sperando che qualcosa, miracolosamente, succeda ma invano perché è la stessa incapacità di pensarsi reciprocamente in modo diverso ad aggravare il problema e farlo apparire insormontabile. Tanta è la sensazione di disagio che si comincia a provarne di tutte ma si finisce per tentare soluzioni che mantengono il problema perché ne sono, inconsapevolmente la causa: infatti, la soluzione non è da ricercare nelle cose da fare bensì nell’atteggiamento di fondo. Questa è la chiave di volta della terapia: tanto intuitiva quanto difficile da realizzare senza l’aiuto di un esperto della materia.
Da qui si intuisce come la condizione di coppia bianca abbia dei connotati biologici, fisici e sociali che richiedono un intervento mirato ed una competenza molto specifica. Il successo si raggiunge in un’altissima percentuale di casi, sempre che ci sia determinazione e volontà di impegnarsi per realizzare in privato le prescrizioni date in seduta dal terapeuta.