Il festival di Sanremo oggi è una grande manifestazione che muove enormi somme di denaro, registra il tutto esaurito e viene guardata da decine di migliaia di persone in diretta TV. Non tutti sanno che la kermesse oggi così popolare iniziò decisamente in sordina: era il 1951 e la prima edizione del Festival fu organizzata nel Salone delle feste del Casinò Municipale di Sanremo, dove i cantanti si esibivano per un pubblico seduto a cenare ai tavoli (molti dei quali rimasero vuoti). La prima vincitrice fu Nilla Pizzi con la canzone “Grazie dei fiori”.
Dal 1953 in poi le cose cominciarono a cambiare: dalla grande sala del Casinò sparirono i tavolini e gli ospiti poterono entrare solo se muniti di invito. In quell’anno iniziò il fenomeno dei bagarini che vendevano sottobanco i biglietti per l’ingresso, a cifre decisamente alte per l’epoca. La stampa cominciò a interessarsi del Festival e persino la TV decise di trasmetterlo in diretta: non per intero, però, e in seconda serata, dopo il più popolare varietà “Un, due, tre” di Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello.
Un punto di svolta per il Festival e per la canzone italiana arrivò nel 1958, quando Domenico Modugno presentò uno dei brani più celebri della musica italiana di tutti i tempi: “Nel blu dipinto di blu”, conosciuto anche come “Volare”. La canzone sembrava prefigurare la stagione del boom economico di un’Italia che si sarebbe lanciata appieno in un nuovo mondo di benessere. Il reddito degli italiani presto iniziò a raddoppiare, in un Paese che cresceva del 5,8 per cento all’anno, e cambiarono anche i costumi.
Un paio di anni dopo fu la volta di Adriano Celentano, che con “24 mila baci” portò in scena la modernità: la canzone risentiva della lezione del Rock and Roll e rappresentava i gusti di una categoria fino ad allora poco considerata, quella dei giovani.
Negli anni ’60 si avvicendarono sul palco di Sanremo alcuni nomi entrati meritatamente nella leggenda: Mina, Little Tony, Lucio Dalla, Luigi Tenco. Quest’ultimo è stato protagonista di una vicenda che ha segnato per sempre la storia del Festival, purtroppo in negativo: dopo l’eliminazione del suo “Ciao amore ciao”, nel 1967, il cantante si suicidò in una camera d’albergo di Sanremo suscitando un enorme shock in tutta l’Italia.
La morte di Tenco sembra prefigurare un periodo, quello degli anni ’70, in cui il Festival rimase in un cono d’ombra. In quel momento l’Italia vedeva frantumarsi il suo ottimismo e dopo la strage di Piazza Fontana avevano inizio gli “anni di piombo”. Ma il Festival non si fermò del tutto, anzi, cambiò sede e ne scelse una più grande: il teatro Ariston, dove la manifestazione si svolge ancora oggi. Mentre nel 1977 si inaugurava la nuova sede iniziava anche l’epoca degli ospiti stranieri, aprendo il palco a voci internazionali. Pochi anni dopo al Festival si esibirono i Kiss (1981), i Duran Duran (1985), i R.E.M (1999) e molti altri.
A segnare la storia del Festival negli anni ’80 furono lo “scandalo” di Benigni che baciò la valletta Olimpia Carlisi e apostrofò il nuovo papa con l’appellativo di “Wojtilaccio” e naturalmente le tante conduzioni di Pippo Baudo, che “regnò” per ben 13 edizioni.
Tornando a parlare di scandali, questi sul palco dell’Ariston non sono mai mancati: da Patsy Kensit che nel 1987 si vide scoprire il seno da una spallina “traditrice” a Beppe Grillo che nel 1989 si guadagnò persino una querela. Un altro evento memorabile, non in senso positivo, fu quello dell’uomo che minacciò di buttarsi dalla galleria dell’Ariston come forma di protesta, gridando che il Festival sarebbe stato vinto da Fausto Leali. Fortunatamente Pippo Baudo lo trattenne. Tra gli ultimi “scandali da Festival” ricordiamo lo spacco rivelatore di Belen Rodriguez nel 2011, più ricordato dell’effettivo vincitore della Kermesse, ossia Roberto Vecchioni, con la bella canzone “Chiamami ancora amore”.
Negli anni 2000 c’era la convinzione che il Festival di Sanremo fosse ormai un residuo del passato: sfavillante sì, ma seguito da un pubblico ormai anzianotto. Gli ultimi anni hanno ribaltato completamente questa idea. Non solo sul palco del Festival si avvicendano cantanti sempre più giovani e in linea con i nuovi tempi, ma gli stessi vengono guardati da un pubblico decisamente ampio e variegato. Possiamo ancora dire che nella settimana del Festival l’intera Italia si ferma e si incolla allo schermo: “Perché Sanremo è Sanremo”.