Il doomsday clock (orologio dell'apocalisse) è un simbolo ideato dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists nel 1947 per rappresentare la vicinanza a una catastrofe globale, in particolare una guerra nucleare. L'orologio non misura il tempo reale, ma simboleggia il livello di pericolo esiziale per l'umanità, espresso in minuti e secondi prima della "mezzanotte", che rappresenta la distruzione totale.
Se fino al 2007 l’unico indicatore di pericolo erano considerate le possibili guerre nucleari, negli ultimi anni il ventaglio dei rischi presi in considerazione si è allargato includendo qualsiasi evento che possa infliggere danni irreparabili all’umanità. Fattori come guerre, pandemie e riscaldamento globale vengono infatti presi in considerazione per misurare il rischio che la nostra civiltà possa collassare.
Nel corso degli anni il doomsday clock ha visto diversi aggiornamenti. Nel 1947, quando è stato inventato, era settato a sette minuti dalla mezzanotte; nel 1953, dopo i test della bomba a idrogeno, alla mezzanotte mancavano solo due minuti; il momento di distensione maggiore c’è stato nel 1991, dopo la caduta dell’URSS, con l’orologio che segnava 17 minuti dalla mezzanotte. E oggi, a che punto siamo?
Secondo il Bulletin of the Atomic Scientists, il 2025 è un anno segnato da un rischio molto alto. Non siamo mai stati così vicini alla mezzanotte da quando l’orologio dell’apocalisse fu inventato. Nel 2024 mancavano solo 90 secondi alla mezzanotte, quest’anno siamo a 89. Secondo il comitato, che si è riunito nel mese di gennaio per “aggiornare” l’orologio, il mondo è su una china molto pericolosa, segnata da rischi senza precedenti; paesi come USA, Cina e Russia hanno la responsabilità di salvare il pianeta da un’imminente caduta nel baratro.
A convincere gli scienziati a spostare in avanti le lancette dell’orologio sono stati diversi fattori, tra cui la guerra tra Russia e Ucraina e la relativa minaccia nucleare, i conflitti in corso in Medio Oriente, i cambiamenti climatici, il rischio di una pandemia di influenza aviaria e il pericolo che rappresenta l'applicazione dell'Intelligenza Artificiale agli armamenti.
I membri del Bulletin scrivono che a esacerbare i rischi sono la diffusione capillare di informazioni errate e le teorie del complotto, che “degradano l’ecosistema della comunicazione e confondono sempre di più il confine tra verità e falsità”. Già da alcuni anni i membri del comitato si scagliano contro l’uso improprio della tecnologia, pur riconoscendo che i social media, se usati nel modo giusto, possono servire a costruire un mondo più sano e sicuro. Gli scienziati hanno concluso il loro intervento annuale ribadendo che “continuare sul percorso attuale è una forma di follia”. E voi, cosa ne pensate?