Come influisce sulle nostre vite la capacità di resistere ai piaceri immediati, di saper aspettare? A tentare di rispondere è stato uno studio di lungo periodo, iniziato negli anni ’60, famoso per il cosiddetto “test della caramella”.
Questo studio, nella fase iniziale, ha coinvolto centinaia di bambini di 4 anni in un semplice quanto significativo esperimento. A tutti è stato offerto un marshmallow, con una condizione: se avesse aspettato 15 minuti prima di mangiarlo, ciascun bambino avrebbe ricevuto due caramelle al posto di una. Mentre molti bambini sono stati in grado di aspettare, alcuni non hanno resistito e hanno mangiato il marshmallow prima del tempo.
Uno studio di monitoraggio condotto alcuni anni dopo, all’epoca in cui i bambini ormai cresciuti frequentavano le superiori, ha dimostrato che coloro che erano stati in grado di resistere alla tentazione avevano meno problemi comportamentali ed erano meno soggetti alla dipendenza da droghe e all’obesità. Inoltre coloro che si erano dimostrati più pazienti da bambini avevano ottenuto punteggi in media più alti ai test di ammissione per l’università.
Quello che gli studiosi hanno cercato di fare in tempi più recenti è stato comprendere se la capacità o l’incapacità di ritardare il piacere siano dovute a caratteristiche cerebrali o ad altri fattori. Per farlo è stato elaborato un apposito test al computer che ha permesso di scoprire che i ritardatori del piacere hanno una maggiore attivazione della corteccia prefrontale, zona associata al controllo degli impulsi e del comportamento. Al contrario, i più inclini a farsi tentare manifestano una maggiore attivazione di un’area profonda del cervello, associata al piacere, al desiderio e alla dipendenza.
L’area profonda del cervello che guida gli impulsivi ha un meccanismo più forte, ma sembra proprio che coloro che riescono a ritardare il piacere sappiano far fronte alla sua potenza attivando una serie di efficaci meccanismi inibitori.
Lo studio, però, ha dimostrato anche che le persone dalle tendenze impulsive non sono del tutto incapaci di controllo (cosa, peraltro, evidente nella vita di tutti i giorni): quando i partecipanti allo studio sono stati sottoposti a stimoli emotivi più forti di quelli precedenti la loro risposta è in parte cambiata.
Fin qui sembra che chi ha difficoltà a resistere alle tentazioni sia svantaggiato, ma ciò non è del tutto esatto: anzi, gli autori dello studio, insieme ad altri colleghi ricercatori, puntualizzano che gli impulsivi non hanno lacune nell’intelligenza e che sono dotati di qualità utili a livello sociale. Infatti, non sempre ritardare il piacere ha un risvolto positivo: alcune professioni, come ad esempio quella dell’imprenditore, richiedono la capacità di cogliere il momento giusto e se necessario fare scelte rischiose. È vero che gli impulsivi rischiano spesso di mettere a repentaglio la loro sicurezza, ma sono anche capaci di scelte ambiziose.
La chiave è insegnare agli impulsivi a resistere alle tentazioni quel tanto che basta a evitare di finire nei guai. Gli scienziati concordano sul fatto che questo lato del carattere possa cambiare con un po’ di impegno, di motivazione e con le giuste tecniche.