L’amarezza è una condizione molto particolare: è un mix di risentimento, rabbia e tristezza, con un pizzico di frustrazione e una grande delusione nei confronti del mondo. Le persone amareggiate sono state ferite nel profondo e non trovano buone ragioni per tornare a guardare le cose da un punto di vista più ottimista. Per questo avere a che fare con loro è tanto difficile.
La prima cosa che si prova a fare quando si tratta con una persona amareggiata è farle tornare il sorriso, spronandola a pensare al futuro. Il problema è che questi soggetti sono tenacemente ancorati al passato doloroso e non riescono a distogliere la mente da esso. A volte gli sforzi, per quanto importanti, cadono nel vuoto: che fare, allora, per non amareggiarci a nostra volta?
Per prima cosa è essenziale imparare a proteggerci. Le persone amareggiate, infatti, sono talmente concentrate sui loro stati d’animo negativi da perdere di vista persino l’empatia. Potrebbero trattarci in modo brusco e poco attento, poco coinvolto, tanto da spingere anche noi in un gorgo di risentimenti. È importante proteggerci dall’usura che un rapporto sbilanciato può creare, se necessario anche mettendo un po’ di distanza.
Ecco poi altri consigli che possono risultare utili:
Come abbiamo anticipato poco sopra, le persone amareggiate possono mancare di empatia. Possono apparire frustrate, assumendo di conseguenza atteggiamenti poco gentili o quantomeno altalenanti. È necessario da parte nostra comprendere che il nostro amico/a non ce l’ha con noi, ma si comporta così perché non si sente bene. La presa di coscienza e il distacco psicologico sono fondamentali per avere a che fare con le persone amareggiate evitando di amareggiarci a nostra volta.
Anche a noi sarà capitato di sentirci amareggiati. Per aiutare il nostro amico/a la prima cosa che possiamo fare è metterci nei suoi panni. Di cosa avremmo avuto bisogno nei momenti bui? Probabilmente non di una persona che si facesse trascinare nel nostro turbinio di pensieri negativi, ma di una presenza serena e attenta, magari in grado di distrarci. Sia chiaro: non è nostro compito caricarci del malessere altrui. Quello che possiamo fare, però, è attivare la nostra naturale empatia.
A differenza delle persone depresse, le persone amareggiate non esprimono costantemente la loro condizione, ma tendono ad attivarsi quando sono di fronte a determinati trigger. Conoscere che cosa scatena l’amarezza è importante per provare a evitare l’argomento (o per allontanarsi quando è inevitabile).
Purtroppo le persone amareggiate hanno spesso comportamenti passivo/aggressivi. Per interrompere un comportamento passivo/aggressivo, dobbiamo restare calmi e non reagire con la stessa modalità: chiariamo direttamente ciò che notiamo, usando un tono assertivo e rispettoso (“Mi sembra che tu sia infastidito, ne vogliamo parlare?”). Assicuriamoci poi di stabilire confini chiari: se il comportamento continua, occorrerà limitare il tempo e le energie da dedicare a questa dinamica.
Come abbiamo visto, avere a che fare con una persona amareggiata equivale spesso a camminare sulle uova. Il rischio più grande è che l’amarezza contagi anche noi. Mantenere la giusta distanza a livello psicologico è, insieme alle altre dritte che abbiamo dato, il consiglio principale.