Prima di fare un acquisto sul web andiamo a leggere le recensioni, studiamo le foto del prodotto, ci lasciamo sedurre dalle caratteristiche inserite in descrizione; quando scegliamo un ristorante, valutiamo allo stesso modo i piatti postati dagli altri utenti del web, consultiamo i giudizi su qualità, prezzo e servizio e solo a quel punto scegliamo il nostro tavolo. Stiamo facendo puro e semplice shopping: ma se questo accadesse anche nelle relazioni online?
Alcuni esperti ci stanno avvisando del rischio che i siti di incontri si trasformino solo in un’altra piattaforma dove fare relation-shopping. A essere sbagliati non sono questi strumenti per conoscere l’anima gemella, ma ad essere messo in discussione potrebbe essere il nostro atteggiamento.
Quando conosciamo qualcuno online dobbiamo per forza di cose basarci su alcuni aspetti: l’annuncio, la foto, le caratteristiche (livello di reddito, zona di residenza, segno zodiacale…). Valutiamo questi aspetti e li confrontiamo con altre opzioni, proprio come quando facciamo acquisti. L’anima gemella può trovarsi, secondo noi, all’incrocio di mille caratteristiche desiderabili, come se a determinare il “match” potesse essere un calcolo matematico, o meglio, la comparazione delle etichette dei prodotti su uno scaffale. Ma ci diamo, in questo modo, la possibilità di sorprenderci?
Secondo lo studio Relationshopping: Investigating the market metaphor in online dating, molte persone tendono a pensare anche a se stesse come oggetti in vendita. Cercano di rendere il loro profilo interessante per “mettersi in una buona luce”, per “avere appeal”, per enfatizzare strategicamente le loro migliori caratteristiche. Questo è naturale, ma potrebbe spingere a considerare le persone come se fossero prodotti in vendita anziché anime in cerca di amore.
Altre persone sottolineano l’importanza di analizzare i profili degli altri “per evitare fregature”, e un partecipante allo studio ha dichiarato di non voler uscire con gente che ha una sola foto per non incappare in un “tranello” (la donna con cui era uscito era più grande di come appariva). Altri volontari hanno dichiarato di fare un’attenta mappatura dei profili prima di contattarli, incrociando tutte le informazioni. Alle ricercatrici responsabili dello studio questa forma di analisi suggerisce una somiglianza con le tecniche che si utilizzano per determinare il valore di mercato di oggetti e servizi.
Studiare e selezionare i profili in base al loro “valore” rischia di sostituire l’interazione più autentica e umana. Non è possibile quantificare aspetti come la chimica o la personalità, aspetti che sono più determinanti nelle relazioni offline ma si trovano anche in quelle online.
Come se ne esce? Forse provando a mettere meno attenzione sul selezionare e più attenzione sul capire e sul conoscere. Contro il relation shopping è bene valorizzare lo scambio umano, non per essere meno esigenti, ma per lasciarsi stupire. Quando sappiamo a memoria i piatti del ristorante che selezioniamo su Tripadvisor ci perdiamo, forse, parte della magia di scoprire qualcosa di nuovo. Lo stesso vale per le relazioni.