Che cosa vi suscita la parola compassione? Generalmente, parlando, la usiamo per esprimere un senso di vicinanza al dolore altrui. Ma forse sapete già che "compassione", almeno etimologicamente, è un sinonimo di "simpatia". Se vi chiedessi ora che cosa vi suscita la parola simpatia, probabilmente vi verrebbe alla mente tutt'altro immaginario, legato a persone che per diversi motivi vi piacciono o a situazioni positive. Di fatto, entrambe le parole hanno entrambi i significati e l'unica differenza è la lingua di origine: compassione viene dal latino cum-patior e simpatia dal greco συμπάθεια.
La compassione è legata alla saggezza, alla conoscenza: questo perché ci permette di sentire le esperienze altrui come nostre anche senza averle vissute.
Mentre l'amore ha la sua dimensione nell'agire, nella volontà, la compassione è una componente più cerebrale, e può diventare anche uno strumento di catarsi.
La compassione si divide in tre componenti:
La compassione è legata ad Anahata, il quarto chakra, quello del cuore. Questo chakra è situato al centro del torace e raccorda numerosi flussi di energia nel corpo. Quando anahata è aperto, la sensazione che si prova è di empatia nei confronti del mondo, apertura e, appunto, compassione. Secondo la medicina indiana, se il quarto chakra è chiuso, si prova un senso di disconnessione, una anestetizzazione dei sentimenti e una incapacità di fidarsi di se stessi e degli altri. Queste emozioni possono tradursi anche in sintomi fisici.
Al contrario, la sensazione di apertura e liberazione delle energie che rende possibile la compassione rende l'individuo sano e sereno.
Alcune persone possono provare, in modo temporaneo o permanente, una paura della compassione: ecco che cosa chiude questo chakra e blocca queste energie.
Non è difficile da comprendere il perché si provi timore di fronte alla compassione: le emozioni scatenate da questa forte esperienza possono essere anche destabilizzanti, difficili da controllare.
La paura della compassione ha diverse ragioni e componenti:
Perché stiamo parlando così tanto di compassione? Perché non riguarda solo gli altri, ma soprattutto noi stessi. Si parla allora di auto-compassione, la quale è un continuo esercizio di alimentazione dell'affetto per noi stessi.
Lo yoga fornisce alcuni esercizi per aprire il chakra del cuore e quindi per sperimentare la piacevolezza della compassione. Questa, infatti, è decisamente utile per migliorare la vita di chi la prova e anche degli altri.
La disciplina indiana per eccellenza associa il quarto chakra al colore verde. Il primo consiglio, dunque, è osservare il verde e circondarsene, ad esempio comprando una pianta o aggiungendo un po' di questo colore all'abbigliamento.
Se si vuole meditare, è utile recitare un mantra: una semplice parola la cui ripetizione aiuta la calma e la concentrazione.
Il mantra per gli anahata è “YAM”: cantalo per guarire il centro sia fisico che spirituale del tuo cuore e per aprirti a un tipo di amore e compassione più sereno.
Per aumentare l'energia positiva del chakra del cuore utilizza le affermazioni. Scrivi piccoli appunti e lasciali in giro, sullo specchio del bagno ad esempio o nella memoria del tuo cellulare, a portata di mano. Affermazioni che aiutano ad aprire gli anahata sono:
“Sono desiderato e amato.”
“Il mio cuore è aperto all’amore.”
“Mi perdono.”
“Vivo in uno stato di grazia e gratitudine.”
L'ultimo consiglio dello yoga per questo chakra riguarda la musica. Siamo portati sempre a pensare la compassione come qualcosa di legato solo e soltanto alla sofferenza, e invece la musica che aiuta ad aprire questo chakra è allegra. Ascolta musica allegra e cerca di concentrarti su di essa mentre mediti.