La vita ci invia dei segnali? Alcuni pensano di no, ma grandi pensatori come Jung erano convinti di sì.
Carl Gustav Jung parlava di sincronicità per spiegare quegli eventi casuali che poi tanto casuali non sono. Ad esempio, stai riflettendo sull’opportunità di cambiare casa e, proprio mentre passeggi per il quartiere, ti imbatti in un cartello con scritto “affittasi”, riferito a un’abitazione che ha tutte le caratteristiche che vorresti. Jung definiva la sincronicità come “la coincidenza temporale di due o più eventi causalmente non correlati che hanno lo stesso significato o valore per la persona che li vive”.
Jung non ha mai detto che l’universo “cospira” contro di noi o a nostro favore. Pensava semplicemente che la vita ci invia, talvolta, dei segnali, e sta proprio a noi coglierli.
I segnali possono essere positivi, ma anche negativi. A distinguere tra questi è la nostra intuizione, una capacità che andrebbe affinata il più possibile. A volte, infatti, la razionalità non basta a porci sulla giusta via ed è necessario ascoltare anche un po’ la “pancia”.
Dentro di noi sappiamo se una relazione non ci porta da nessuna parte, se un lavoro ci svuota, se una strada che abbiamo preso è giusta o sbagliata. Ma perché non siamo in grado di ascoltare l’intuizione? Perché lasciamo che ci sia troppo rumore mentale dentro di noi. Se i segnali dell’universo sono nascosti tra mille pensieri, mille elucubrazioni, mille “dovrei”, non emergeranno come meritano.
Oppure non ascoltiamo ciò che la vita ha da dirci perché siamo troppo abituati a ragionare solo con la testa, senza ascoltare il cuore. Costruiamo così delle barricate mentali, che reggono fino a quando non arrivano l’esaurimento, il burnout, la malattia psicosomatica…
Ascoltare i segnali dell’universo richiede grande coraggio, perché significa rendersi disponibili a cambiare idea. A volte ci convinciamo a forza che la relazione che abbiamo è l’unica possibile, che il lavoro che facciamo è quello che ci garantirà una vita dignitosa, e altre mille distorsioni che ignorano i dati di fatto: è possibile cambiare lavoro e relazione, se ciò che abbiamo ci impedisce di crescere.
Ora che hai letto tutto questo ti chiederai come puoi affinare l’intuizione per renderti conto se veramente la tua vita merita un cambiamento. Ci sono alcune cose che puoi fare per allenarti a cogliere i segnali dell’universo:
Quando hai l’impressione che qualcosa non vada, prova a rallentare e a fare silenzio. Cerca di allontanare la frenesia e rimani semplicemente in contemplazione della tua situazione. Cosa non sta andando nel verso giusto? Che cosa senti, quali sono le tue emozioni al riguardo?
Se ti trovi sempre nello stesso tipo di relazione o vai regolarmente in burnout al lavoro, significa che stai ripetendo degli schemi. Il primo passo per rompere il circolo vizioso in cui sei intrappolato è andare indietro nel tempo e analizzare il perché. E poi, al primo segnale di ripetizione dello schema, è consigliabile distaccarsi e pensare: “Che cosa posso fare perché stavolta vada in un modo diverso?”
A volte la razionalità dice una cosa e la “pancia” dice qualcos’altro. Una buona scelta si basa sull’ascolto di entrambe le sfere. A volte le migliori decisioni della vita si basano su quelle che, a prima vista, sembrerebbero delle follie.
A volte siamo vittime di convinzioni limitanti che ci impediscono di cogliere i segnali. Ci ripetiamo narrazioni che non corrispondono alla realtà: ci convinciamo che se ci impegneremo di più riceveremo l’amore che ci manca o le cose al lavoro gireranno nel verso giusto, mentre invece ci rifiutiamo di ammettere che siamo intrappolati in un circolo vizioso senza uscita. A volte il primo passo verso la saggezza sta proprio nello smontare le convinzioni che abbiamo costruito con tanto dolore e fatica.
Non c’è niente di male nel cambiare strada, specie se è la vita stessa a invitare a farlo. La regola generale è: allontaniamoci da dove non possiamo fiorire. E cogliere i segnali e le sincronicità può essere uno sprone a migliorarsi.