L’etica del rispetto nasce da una corretta educazione alla convivenza civile, in cui si valorizzano e si stimolano le capacità e le competenze di ciascuno, nonché da una formazione al riconoscimento dei diritti individuali e della dignità altrui, in cui c’è l’obbligo di astenersi da atti offensivi e lesivi.
I fatti di cronaca però, sempre più spesso, raccontano una realtà caratterizzata da tante forme di “non rispetto”, fatta di comportamenti e di parole offensive e profondamente lesive. Storie di violenza, fisica e psicologica. Storie senza alcuna dignità.
La mancanza di rispetto è una violenza vera e propria, una violazione del proprio territorio intimo, che può essere consumata in molti modi e su tanti livelli. A volte è esposta, sbandierata, altre invece è ben nascosta, tanto che si fa fatica a riconoscerla. Si manca di rispetto ogni qual volta non si ha riguardo per gli altri o per se stessi.
La parola “rispetto” ci insegna proprio questo, a re-spicère, a guardare di nuovo, ad avere quindi ri-guardo per qualcuno o per qualcosa. Nel rispetto c’è intenzionalità, c’è la volontà reale di avvicinarsi all’altro con educazione e gentilezza per conoscerlo, riconoscerlo e accettarlo nella sua specificità.
Il rispetto, come l’amore, è gratuito e senza condizioni, quindi come non può sussistere il “Ti amo se…”, allo stesso modo non può esistere il “Ti rispetto se…”. Portare rispetto vuol dire concedere a se stessi e agli altri la libertà di essere esattamente ciò che si sceglie di essere, nella piena consapevolezza del proprio valore e della propria dignità.
Le offese alla dignità, piccole o grandi che siano e all’integrità personale, feriscono profondamente poiché veicolano un chiaro messaggio di NON interesse e NON attenzione nei confronti nostri e dei nostri bisogni e sollecitano una varietà di risposte emotive e verbali. Una risposta emotiva connessa alla mancanza di rispetto è la rabbia, un’emozione che nasce dal riconoscimento di una violazione, dalla constatazione che l’altro non sta dimostrando né riguardo, né cura.
Ovviamente la finestra di tolleranza nei confronti della mancanza di rispetto è diversa da persona a persona. Tanto più abbiamo un senso esteso del nostro Sé, tanto più ci sembreranno tante le mancanze di rispetto. Perché quello che ci fa reagire è proprio una violazione del territorio intimo fatta senza tenere conto della nostra esistenza e delle nostre preferenze.
Se ci sentiamo importanti le mancanze di rispetto possono diventare molte e significative. Se ci sentiamo umili possiamo avere una tolleranza molto grande perché può sembrarci di non avere particolare valore.
Alla fine però, quello che ci fa reagire è sempre la stessa cosa: sentire che l’altro non ci considera e non ha cura di noi. Che anziché dirci “mi importa di te, ho cura di te”, ci dice, con le sue azioni, che non ha importanza quello che sentiamo. Che i suoi bisogni hanno più spazio e diritto dei nostri. È questa l’offesa della mancanza di rispetto: questo il motore della reazione. Perché cura e amore declinano lo stesso sostantivo: attenzione affettuosa. Non l’attenzione rigida della paura di sbagliare ma l’attenzione morbida che nasce dall’affetto. Senza quell’attenzione la parola amore diventa vuota.
La mancanza di rispetto molto spesso non viene riconosciuta, soprattutto nelle relazioni sentimentali, perché agisce silenziosamente e su tanti livelli. In amore il non rispetto non include solo la violenza fisica e le minacce verbali, ma anche il sarcasmo, il cinismo, le offese e gli insulti, la mancanza di stima, l’ingratitudine, la rigidità e la chiusura, la non cura e il disinteresse. Tutti elementi che non vengono riconosciuti subito, perché spesso inseriti in un contesto tanto abituale da essere normalizzato.
Nelle relazioni, così come in tutti i rapporti umani, si è tutti sullo stesso livello, ciascuno con le proprie specificità, ma mai diversi o inferiori. Nessuno può ritenersi “umanamente” superiore a qualcun altro e quando questo accade, quando si tende a prevalere sull’altro, invadendone lo spazio vitale, è indice di un rapporto non sano. Secondo lo psicologo John Gottman, “Il disprezzo e la mancanza di rispetto sono segni inequivocabili che la continuità della coppia è in un punto davvero critico”.
Accettare e tollerare la mancanza di rispetto, soprattutto se reiterata, vuol dire concedere all’altro accesso illimitato al nostro spazio vitale e il potere di ferirci, rafforzando così il messaggio che lo stesso permesso potrà essere accordato anche nel futuro. Se è vero che l’altro ci manca di rispetto, è anche vero che noi in parte glielo permettiamo e questa è una responsabilità di cui dobbiamo farci carico.
Non è possibile controllare il comportamento dell’altro, ma è possibile operare delle correzioni sul proprio. Avere rispetto per se stessi vuol dire stabilire dei limiti, chiarire cosa si è disposti a tollerare e cosa no in una relazione, per poi fissare dei confini ben precisi che, se oltrepassati, porteranno a delle conseguenze.
È fondamentale chiarire cosa siamo disposti a tollerare e cosa no in una relazione, che sia tra amici, conoscenti, colleghi di lavoro o in famiglia. Facciamo uno sforzo e cerchiamo di ascoltare i segnali del nostro corpo quando qualcuno oltrepassa il confine. Quando ci mancano di rispetto, il nostro corpo ci avvisa sempre. Ascoltarlo e diventarne consapevoli è il nostro nuovo compito. Sono tanti i modi in cui permettiamo agli altri di “calpestarci”, mandiamo segnali invitandoli a farlo. Facciamo un esempio: qualcuno ci fa sentire a disagio con un commento sgradevole su di noi. Invece di farglielo sapere, stiamo zitti e riponiamo il rancore in un angolino della nostra memoria. Trasformiamo in veleno la mancanza di rispetto di quella persona.
Molte volte sorridiamo o “stendiamo un velo pietoso” per evitare di essere onesti e coerenti con i nostri limiti e farli vedere all’altro. Non succede nulla se lo facciamo. Anche se in certi momenti sopportare una mancanza di rispetto è questione di sopravvivenza, non significa che lo sia sempre. Si può fare tanto per ripristinare i propri confini e fare notare quando vengono violati.
Senza dubbio è una grande sfida e richiede un certo sforzo, soprattutto quando non si è abituati a farsi valere. Tuttavia, bisogna farlo. È necessario rispettare noi stessi piuttosto che permettere agli altri di mancarci di rispetto solo perché vogliamo la loro approvazione. Ancora una volta è questione di amor proprio. Una sfida per trovare la felicità per cui scegliete di rispettarvi quando gli altri non lo fanno!