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    Canto di Natale, la storia natalizia più amata di sempre
    Assieme al freddo ed egoista Scrooge che cambia nel corso della novella, anche noi possiamo riscoprire sentimenti dimenticati.

    Poco più di 150 anni fa, nel 1843, usciva nelle librerie di Londra il racconto di Natale più famoso di sempre: Canto di Natale, di Charles Dickens. L’opera, con un’iniziale tiratura di 6000 copie stampate a spese dell’autore, andò esaurita il giorno della Vigilia, divenendo subito un successo.

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    La novella narra la storia di Ebenezer Scrooge, un uomo anziano e ricchissimo ma anche estremamente avaro, freddo e solitario. Scrooge disprezza il Natale e tutto ciò che rappresenta: la solidarietà, la generosità e la gioia condivisa. Tratta male il suo dipendente Bob Cratchit e rifiuta di aiutare i poveri, convinto che ognuno debba pensare solo a se stesso.

    La vigilia di Natale, Scrooge riceve la visita del fantasma del suo ex socio Jacob Marley, morto da anni. Marley appare incatenato come punizione per la vita egoista che ha condotto e avverte Scrooge che, se non cambierà, subirà la stessa sorte. Il fantasma annuncia la visita di tre spiriti che guideranno il vecchio in un percorso di riflessione.

    Il primo è lo Spirito del Natale Passato, che conduce Scrooge nei ricordi della sua infanzia e giovinezza. Rivivendo momenti di solitudine ma anche di felicità e affetto, Scrooge comprende come col tempo abbia perso la capacità di amare e di provare empatia. Il secondo è lo Spirito del Natale Presente, che gli mostra come le persone intorno a lui vivono il Natale, in particolare la famiglia Cratchit, povera ma unita e affettuosa, raccolta intorno alla fragilità del piccolo Tim. Scrooge inizia a provare compassione e senso di responsabilità verso gli altri.

    Infine appare lo Spirito del Natale Futuro, silenzioso e inquietante, che mostra a Scrooge un avvenire in cui egli è morto e nessuno lo rimpiange. Vedendo le conseguenze della sua vita egoista, Scrooge è profondamente scosso e implora una seconda possibilità.

    Al risveglio, la mattina di Natale, Scrooge scopre di avere ancora tempo per cambiare. Colmo di gioia, diventa una persona generosa e gentile: aiuta i poveri, migliora la vita di Bob Cratchit e si prende cura di Tim come un secondo padre. Da quel momento in poi, Scrooge incarna lo spirito del Natale, dimostrando che il cambiamento e la redenzione sono sempre possibili.

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    La novella di Dickens è pienamente inserita nel periodo storico in cui fu scritta, in una Londra grigia dove molte persone vivevano sotto la soglia della povertà e si affannavano a sopravvivere, ma molti aspetti del racconto sono attuali anche oggi. Scrooge, per esempio, ci appare più vicino di come poteva essere inteso in passato. Il suo disprezzo per una festa spesso caratterizzata dal consumismo (un inutile spreco di denaro, secondo lui) e dall’ostentazione di buoni sentimenti in realtà fasulli tocca anche molti di noi. In fondo Scrooge può essere visto come un vecchio egoista, ma anche come un’anima disillusa.

    Il racconto è capace di scuoterci anche nel XXI secolo perché ci mostra che al di là del Natale “patinato” esiste una festa ancora caratterizzata da sentimenti puri, capaci di coinvolgerci ancora oggi. Il viaggio di Scrooge è un po’ anche il nostro.

    Dickens a suo tempo riuscì a far tornare in chi lo leggeva l’entusiasmo per il Natale, contribuendo a rifondare una festa fondata sull’importanza dei buoni sentimenti. Il suo racconto ci ricorda che a volte bastano un sorriso, uno sguardo d’amore, un piccolo gesto di generosità per cambiare il mondo. Il grande successo di Canto di Natale sia nella sua versione cartacea sia nelle innumerevoli trasposizioni cinematografiche non è un caso: tutti abbiamo bisogno di tornare a credere nel potere delle emozioni, specialmente a Natale.

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