Secondo uno studio di Erica Bailey, della Columbia University di New York, chi si mostra in modo sincero su Facebook, Instagram o Tik Tok gode di un miglior livello di benessere psicologico: l'autenticità sui social, inoltre, non è solo uno "specchio" ma aiuta pure a sentirsi meglio.
Gli autori dello studio sono giunti a queste conclusioni selezionando un campione di 10.560 persone, i cui post su Facebook sono stati oggetto di analisi. Dal contenuto dei post, seguiti per un certo tempo, è stato tratto un profilo psicologico della persona, che poi è stato confrontato con quello reale, ottenuto tramite i classici test di personalità utilizzati dagli psicologi.
A questi è stato aggiunto inoltre un test legato alla soddisfazione per la propria vita, detto appunto in inglese "Life satisfaction test".
Quest'ultimo test, così come il primo standard, sono risultati sempre con punteggi più alti negli individui che si comportavano sui social in modo autentico: quelli cioè i cui post su Facebook erano in linea con la personalità reale.
Nella seconda tranche dello studio, è stato chiesto a chi non lo aveva fatto prima di essere più autentico nella propria attività online, pubblicando dunque contenuti e commenti dal tono più in linea con la propria personalità. Chi si è prestato all'esperimento ha ottenuto dei miglioramenti nel suo punteggio di benessere e soddisfazione generale.
Fin qui, i risultati dello studio. Aggiungo però una postilla: che cosa vuol dire "essere autentici"? Non credo che si tratti di condividere per forza molte informazioni su di sé. Il punto è un altro: non "quanto" si dice, ma "cosa" oppure "come". Si tratta forse, semplicemente, di non assecondare le mode generali o l'atteggiamento che ci si aspetta da noi, ma creare e condividere contenuti internet che si conformano al nostro vero pensiero sul mondo, al nostro vero tono dell'umore.
Si calcola che approssimativamente 4 persone su 5 utilizzino una o più piattaforme social: la maggioranza di questi lo fa a cadenza giornaliera.
Che ci piaccia o non ci piaccia, dobbiamo iniziare a considerare quella che viviamo online una parte sempre più "reale" della nostra vita.
La mancanza di autenticità in questa sede, allora, corrisponde a quella che si ha negli altri contesti sociali. Avete mai provato a ostentare gioia e soddisfazione in pubblico, mentre dentro di voi piangevate?
Secondo un altro studio, inglese stavolta, addirittura il 68% degli individui mente sui social network. In che modo? "Abbellendo" la propria vita, raccontandola migliore e più interessante di come realmente non sia. Si mente sulle vacanze, sul numero di amici che si possiede e soprattutto sul divertimento. Avete notato che molte persone, a giudicare dalle foto e dai contenuti che pubblicano, paiono sempre divertirsi tantissimo, paiono vivere nel paese dei balocchi? Forse, se avete costantemente questa impressione su qualcuno, egli fa parte di questa percentuale.
La finzione è una medaglia a due facce: è positiva da un lato, in quanto ci evita di crogiolarci nel dolore (o di attirarci la nomea di frustrati e depressi) e deleteria dall'altro, perché ci struttura come individui scissi, quasi come tanti personaggi, creazioni posticce nelle quali il fluire delle emozioni e della vitalità è continuamente ostacolato.
Una maschera che nasce per proteggersi e può invece finire per soffocare chi la indossa.