Il conflitto interpersonale può essere definito come una contrapposizione tra le proprie esigenze e quelle dell’altro, tra ciò che una persona desidera e ciò che ostacola la realizzazione di questo desiderio. Esso è inevitabile in qualsiasi contesto della vita: in ambito familiare, lavorativo, nei rapporti di amicizia e di coppia; l’importante è che il conflitto venga vissuto come espressione di visioni differenti e come uno strumento di crescita individuale attraverso il miglioramento delle relazioni.
Dal punto di vista psicologico si usa definire il conflitto come un sintomo rivelatore di un problema sottostante che può essere identificato come un bisogno latente insoddisfatto che riemerge in superficie; sarebbe quindi sbagliato vedere il conflitto come un elemento perturbatore esterno, che "cade dall'alto".
La coppia è forse la dimensione dove una simile interpretazione del conflitto si manifesta in modo speculare e dove le singole tipologie sono maggiormente individuabili.
Tipologie di conflitto.
Conflitto emotivo: è caratterizzato dalla percezione, da parte di una o entrambe le persone, di una diminuzione della fiducia o dell'assenza di regole importanti alla base del legame. Entrano in gioco aspettative individuali, sentimenti di rabbia o rancore e iniziano a prendere piede convinzioni negative sull’altro; a causa di disagi vissuti in passato e sedimentati, il conflitto emotivo può essere visto come una base latente per ogni tipologia.
Conflitto di dati: si genera dal travisare informazioni su persone o situazioni: porta a fraintendimenti e interpretazioni distorte della realtà.
Conflitto di interessi: nasce dalla presenza di interessi o inclinazioni personali diversi e contrastanti.
Conflitto di valori: concerne divergenze di principi, credenze, idee o convinzioni relativi a vari campi e poiché sono i valori che fanno la persona, il conflitto viene vissuto come un attacco diretto alla propria identità.
Nella coppia moderna questi conflitti sono ben visibili e potremmo riassumerli nella mancanza di una vera intimità fra i partner e nei problemi di attaccamento. Pur essendo immersi in una società cosiddetta liquida, aperta dal punto di vista comunicativo e di relazioni sociali, nondimeno molte persone avvertono una profonda solitudine che viene vissuta anche all’interno di un rapporto sentimentale.
Succede così che si fa fatica a condividere emozioni e pensieri profondi, si ha paura a confidare le proprie debolezze per il timore di non essere capiti, in sostanza manca la fiducia nell’altro che è alla base dell’intimità.
Confidarsi significa mettersi a nudo e sapere che l’altro può capirti e sostenerti: ma questo non avviene anche a causa di irrisolti problemi di attaccamento che portano a rapporti sbilanciati e sofferti. La paura dell’abbandono, ad esempio, può innescare gelosie represse che di fronte a determinati avvenimenti possono deflagrare e trasformarsi in conflitti anche pesanti. Un’errata percezione di se stessi attraverso dinamiche di disistima può rappresentare, a lungo andare, la base latente di potenziali conflitti.
Come gestire allora i conflitti di coppia e uscirne rafforzati? Un aiuto determinante viene dal saper comunicare in modo efficace, dal saper ascoltare le esigenze dell’altro e cercare un nesso con le proprie senza lasciarsi condizionare da elementi esterni. Saper comunicare in amore è la cosa più importante e può consistere in vari passaggi, quali ad esempio: saper cogliere il momento opportuno per parlare – riflettere prima di avviare una discussione - non dare le cose per scontate – saper ascoltare l’altro e comprenderne le esigenze…il tutto in un’ottica di cooperazione che è l’impegno comune a cercare soluzioni e alternative per un vantaggio reciproco.
Il fine ultimo non è la risoluzione momentanea del conflitto, visto che le tematiche che l’hanno generato potrebbero ripresentarsi, ma la costruzione di una relazione autentica in grado di salvaguardare le esigenze della coppia e dei singoli, senza sacrificare nessuno.