In Cina, dove la parabola del contagio è avanti di tre mesi rispetto a noi, stanno emergendo curiosi effetti collaterali. Pare che nella regione di Wuhan si sia registrato, in questi giorni, il record nelle richieste di divorzio, proprio dopo le settimane di quarantena. Gli analisti cinesi sostengono che tutto ciò non sia un caso ma l’effetto della convivenza forzata.
In effetti, da quando abbiamo l’obbligo di restare a casa, molta gente è andata totalmente in crisi: le chiamate e le video chiamate si moltiplicano mentre una sensazione di abbandono cresce. È come se si avesse paura di se stessi e della propria compagnia. Nel contempo, anche le relazioni col partner sono messe a dura prova. In un nucleo familiare si lavora generalmente in due e ci si ritrova la sera, o nei fine settimana, ma durante la giornata, siamo abituati a gestire da soli le rispettive attività e anche l’organizzazione domestica. Ora, se nella coppia entrambi lavorano da casa e con l’aggiunta dei figli, l’atmosfera può farsi incandescente. Bisogna spartirsi gli spazi e se non abbiamo una casa abbastanza grande può essere un problema. Poi, bisogna dividersi la gestione dei figli: chi li intrattiene mentre l’altro lavora? Chi pensa a cucinare per pranzo e cena? Insomma, la lite è a portata di mano.
Sicuramente restare a casa è difficile perché spezza un’abitudine e tutta la rassicurazione psicologica che questa comporta. Quando veniamo tolti dal nostro circuito abituale, andiamo in crisi. Siamo schiavi di quello che facciamo, schiavi delle nostre abitudini e delle nostre certezze, non facciamo altro che fuggire dalle verità e dai nostri pensieri, ogni giorno.
Tutto può dipendere dalle condizioni di partenza: nelle famiglie sane, questa fase può essere l’occasione per scoprire nuove dimensioni della vita familiare, per condividere più tempo insieme e riscoprirsi l’un altro. Così, per esempio, se in genere il marito sta sempre fuori per lavoro, in questi giorni può essere lui ad occuparsi della cucina sgravando di questo compito la moglie o viceversa. Invece, nelle famiglie con crisi pregresse, nelle quali cioè è già presente qualche problema, è opportuno darsi delle regole di convivenze e dividersi bene i compiti stabilendo, per esempio, chi va a fare la spesa, chi si stacca dal computer per far da mangiare, chi gioca un po' con i bambini e così via. Altrimenti, questa convivenza forzata può diventare una vera e propria miccia esplosiva. Per vivere al meglio in questa condizione dobbiamo essere tutti più disponibili, evitando di discutere ogni volta.
Se poi non si riesce a non discutere, oltre a cercare di contenere i litigi sarebbe opportuno ritirarsi in una stanza e dividersi gli spazi finché le tensioni si abbassano. Se si fa la quarantena insieme può rivelarsi fondamentale ritagliarsi dei momenti individuali, dando spazio alle nostre esigenze personali e, perché no, sfruttandoli per allenare il nostro corpo, ad esempio, o leggere quel libro che avevamo accantonato da un po', fare il cambio dell'armadio, vedere un bel film o ancora crearsi una mini spa a casa: una doccia bollente seguita da uno scrub, realizzare delle maschere per i capelli, creme per il corpo e per il viso seguendo i tutorial facilmente reperibili sul web. Insomma, bisogna ritagliarsi sia dei momenti tutti per sé sia insieme al nostro partner, mediante attività che vi facciano sentire più complici. Rispolverate i vecchi giochi in scatola, le partite a carte e spegnete i cellulari. Se siete amanti delle serie tv trovate un momento quotidiano in cui dedicarvi alle vostre serie preferite. Non dimenticate le iniziative culturali online, potrete scoprire insieme musei e tesori nascosti nell’attesa di poterli vedere con i vostri occhi. Programmate insieme il vostro prossimo viaggio e promettetevi di farlo appena sarà possibile.
A ben guardare, allora, la quarantena può trasformarsi in un'occasione di crescita produttiva e gratificante, se si seguono regole di buona civiltà anche nella coppia. E’ importante ritrovare una forma di ottimismo e di speranza ma sempre basandosi su un atteggiamento di consapevolezza e responsabilità reciproca.
Ora siamo in una momento drammatico, è vero, ma seguirà una fase di crescita con importanti risvolti positivi. Stiamo diventando più coscienti della nostra vulnerabilità e anche della reciprocità. Questa epidemia ci sta facendo capire che non basta pensare solo a noi stessi, che è importante il recupero del senso del noi. Insieme a questo senso di fragilità, avremo anche l’opportunità di apprezzare di più la vita. Allora compiti stabiliti, niente mugugni e ognuno faccia il suo, lasciando spazio all’imprevisto nella sua dimensione più bella: la sorpresa.