Il manipolatore affettivo è una personalità patologica che si nutre della vitalità e delle emozioni delle vittime predestinate: le svuota gradualmente di ogni energia, fino a farle sentire sbagliate e oppresse, dopo aver perpetrato azioni di biasimo, rimproveri, ricatti che poi alternerà a momenti di elogio, plauso, ricercati solo ed esclusivamente quando gli sono utili.
Può essere un partner, un familiare, un amico, un collega di lavoro che, per raggiungere i suoi scopi, “sfrutta” il naturale bisogno di affetto della propria vittima, tessendo la sua tela con astuzia e maestria, proprio come Iago nell'Otello di Shakespeare. L'ignara preda non riconosce il pericolo ed è costantemente alla ricerca della sua approvazione, per qualsiasi scelta. Non è un caso che le vittime preferite siano proprio le persone più fragili, quelle che si adeguano sempre alle richieste altrui, ignorando i propri bisogni pur aspettando che qualcuno li riconosca. Il comportamento del vampiro affettivo darà il colpo di grazia, scardinando definitivamente l’autostima della vittima e inducendo in lei conseguenze devastanti, sia dal punto di vista psicologico che fisico: aggressività, ansia, paura della solitudine, tristezza, emicranie, disturbi del sonno, attacchi di panico e rabbia incontrollata.
Pur riconoscendo vari modelli di manipolatore affettivo, la strategia utilizzata è sempre la stessa ed è caratterizzata da vari stadi: la fase dell'approccio, durante la quale essi tendono ad elogiare le vittime, adottano cioè un comportamento seduttivo che le fa sentire uniche, le riempiono di regali e di complimenti. La vittima ne è fortemente attratta e tende a sentirsi rassicurata o a prendersene cura.
A questa prima fase, segue un comportamento di graduale critica, unita ad un riconoscimento delle doti della vittima la quale inizia a scivolare in uno stato di confusione e di disorientamento poiché non ha più chiaro quali siano le ragioni che spingono il proprio aguzzino prima a criticarla e poi a ricercarla.
La conseguenza è di trovarsi in una condizione di paura crescente e di vivere uno stato di allerta per paura di sbagliare sempre qualcosa.
Durante questo processo, il manipolatore tende a rivelare sempre più le proprie tecniche, tra cui quella della punizione, che compare ogni qual volta la vittima si sarà comportata in un modo a lui non gradito, per cui adotta la tecnica del “ricatto emotivo”, del silenzio, alternando momenti in cui “grida” ad altri in cui tiene il broncio, salvo poi iniziare a criticare e svalutare senza pietà nuovamente.
I comportamenti intimidatori, vessatori e vittimistici del manipolatore inducono la vittima ad aver paura di affrontare ogni tipo di confronto per timore delle reazioni, degli attacchi di rabbia, di contraddirlo e di farlo soffrire.
Come si diceva, si possono individuare manipolatori diversi, a seconda del loro carattere. Si va dal manipolatore seduttore (il tipico Don Giovanni, attraente, curato nell'aspetto, che elargisce complimenti, prende ciò che vuole dagli altri senza nulla in cambio) al manipolatore simpatico, estroverso e socievole, abile oratore che cerca di entrare subito in intimità con la sua preda, la circuisce di attenzioni, l'ascolta, ma nel momento in cui i suoi bisogni non saranno più corrisposti, interromperà ogni genere di contatto. C'è poi il manipolatore altruista, disponibile, quello che si sacrifica per il bene degli altri, sempre presente al posto e al momento giusto ogni qualvolta si abbia bisogno di lui. In realtà si tratta di una generosità solo apparente perché, nel corso della relazione, esigerà sacrifici molto più significativi rispetto a quelli inizialmente fatti da lui. Tra gli altri, non possiamo non citare il manipolatore colto (sottilmente arrogante e sprezzante verso chi ritiene non essere al suo livello di cultura. Usa un linguaggio forbito, fa continuamente citazioni, esibisce i suoi titoli di studio arrivando a mettere in soggezione il proprio interlocutore) e la figura del manipolatore timido, colui che preferisce osservare e non intervenire, servendosi di un interlocutore per esprimere il suo punto di vista trae piacere dall’insinuare sospetti e dissapori tra le persone. Infine, c'è il manipolatore dittatore, i cui comportamenti sono violenti e aggressivi: critica e offende i suoi interlocutori, adula quando ha bisogno di un favore e respinge tutti coloro che valuta deboli ed emotivi. Le sue idee sono assolute, detiene la verità e non accetta critiche.
Il manipolatore quindi può assumere diversi comportamenti che rientrano nei modelli sopra citati ma tutti hanno un unico obiettivo: quello di ammettere che lui è il migliore e lo fa con tecniche manipolative ben precise quali:
-Menzogna: i manipolatori tendono a mentire molto frequentemente e a distorcere la realtà; sono subdoli e appaiono credibili quando parlano per cui è difficile smascherarli a un primo impatto;
-Omissione: è una modalità di manipolazione molto sottile che consiste nel non dire e trattenere parte della verità, modificando in questo modo tutto il significato della frase;
-Negazione: il manipolatore non ammette mai di avere fatto qualcosa di sbagliato, nega sempre ogni evidenza;
-Minimizzazione: il manipolatore tende a ridurre il peso delle conseguenze delle proprie azioni, affermando che esse non sono cosi’ dannose come si vuole credere;
-Deviazione: il manipolatore evita di rispondere a domande quando non vuole esporsi, dirottando la conversazione su altro;
-Intimidazione implicita: il manipolatore spinge la vittima verso la difensiva adottando velate minacce;
-Senso di colpa: il manipolatore fa appello alla coscienza della vittima suggerendole che non si sta prendendo abbastanza cura di lui e che è troppo egoista e concentrata su se stessa. Tale tattica spinge la vittima a mettersi in dubbio, a sentirsi ansiosa ed in colpa.
-Mettere alla berlina e prendere in giro : il manipolatore usa il sarcasmo verso la vittima generando in lei un forte senso di inadeguatezza.
-Denigrazione: è una delle tattiche più pericolose poiché il manipolatore denigra la vittima quando questa finalmente inizia a difendersi, l'accusa di essere a sua volta un manipolatore e cerca di passare per quello che subisce la sua aggressione. La conseguenza è che la vittima tende a ritirarsi, sentendosi in colpa e arrivando a volte anche a chiedergli scusa.
-Alterazione della realtà: il manipolatore tende ad alterare la realtà affinché la vittima possa credere che quella visione della realtà che egli propone, sia accettata e ritenuta vera. La vittima è descritta come pazza ogni qual volta riconosce i comportamenti manipolativi.
Tutti questi comportamenti fanno leva su un unico fattore: la fragilità delle loro vittime, che essi sfruttano a loro vantaggio dopo averle “studiate” ed analizzate attentamente. Le vittime predestinate risulteranno sicuramente quelle con alcune caratteristiche di fondo tra cui: la tendenza a compiacere l’altro; la paura di esprimere le emozioni negative tra cui la rabbia, la frustrazione e la disapprovazione; una fragile capacità di dire “no”; un'identità personale dipendente dalle conferme altrui; una persistente ingenuità. Le vittime non accettano l’idea che alcune persone siano subdole, infide e spietati e danno spesso una seconda possibilità ai manipolatori, immaginando che possano cambiare
L’unico modo allora per difendersi dagli attacchi di un vampiro affettivo è quello di riconoscere le loro strategie o di contro manipolare, se proprio non si riesce a stargli lontano. A tal proposito, la psicoterapeuta I. Nazare Aga, ha individuato una serie di accorgimenti racchiusi nella cosiddetta tecnica della “nebbia” che consiste nell’usare una "comunicazione vaga e imprecisa, con lo scopo di rispondere come se si fosse indifferenti ai contenuti espressi dal manipolatore il quale di conseguenza non si sentirà più importante”. Comunicare senza aggressività e veemenza farà comprendere al manipolatore che l’interlocutore sta mettendo in atto una resistenza passiva e ciò lo porterà ad allontanarsi dalla vittima. E' importante, inoltre, non confidare i particolari della propria vita al primo sconosciuto, non credere a chi elargisce complimenti senza nemmeno conoscerci, comunicare con chiarezza quando non si è d’accordo, esprimersi con fermezza, riconoscere la responsabilità delle proprie azioni e delimitarla razionalmente.
Non dimentichiamoci, infine, che volere bene presuppone volersi bene, altrimenti si diventa facilmente l’oggetto del bisogno di un manipolatore. Le relazioni più profonde e durature sono proprio quelle dove ci si mantiene sempre uguali a sé stessi, rispettando sempre la propria e l'altrui personalità.