Le fiabe sono considerate in tutto il mondo "letteratura per l'infanzia", ed è certamente così: l'età delle fiabe è quella in cui da piccoli, ancora incapaci di leggere, le si ascolta dai genitori. Questa età ritorna una seconda volta nella vita: quando, a propria volta padri e madri, ci si ritrova nel ruolo di lettore e narratore per il proprio bambino.
Secondo tutti gli esperti, nonché secondo la saggezza popolare, le fiabe sono essenziali per lo sviluppo cognitivo ed emotivo dei bimbi, ma possono essere utili anche agli adulti.
Il motivo? Le fiabe classiche, quelle scritte bene, sono in grado di dare una visione completa del mondo. Nonostante l'ottimismo che quasi sempre caratterizza il finale, il percorso degli eroi e delle eroine dei racconti è tutt'altro che sereno: essi devono superare grandi difficoltà, far pace con le proprie paure, affrontare il male e la morte. Secondo lo psicologo infantile di fama internazionale Bruno Bettelheim, le fiabe contribuiscono ad insegnare al bambino percorsi e soluzioni per fare fronte alle paure e alle difficoltà che incontra (le quali non vanno sottovalutate, cadendo nel falso mito della "beata infanzia") e lo aiutano, insieme alla guida dei genitori, a dare un senso al proprio esistere.
Il problema del senso dell'esistenza infatti non è solo proprio della mente adulta: anche se non ce lo ricordiamo sempre, ci siamo tutti posti il problema del "perché esisto" fin da piccolissimi. Le fiabe trovano questo senso, con il superamento della paura della morte, nell'intessitura di relazioni forti, etiche e significative. Per questo sono di grande insegnamento ai bimbi.
Ma tornare a leggerle da adulti, quando si è più consapevoli di "come va il mondo" può risultare utilissimo, soprattutto se alle versioni spesso edulcorate dei tanti adattamenti per l'infanzia si sostituisce la lettura delle fiabe classiche in originale: quelle dei Grimm, di Andersen o le fiabe tradizionali italiane raccolte da Italo Calvino.
Tornare a queste letture può essere una grande fonte di stupore per la crudezza di certe fiabe, che parlano di morte e di abbandono in modo decisamente pesante, ma anche per la poesia e il sogno che si ritrovano in esse. I protagonisti, spesso semplici esseri umani come noi e non solo re e regine, riescono a superare le loro prove attraverso l'altruismo oppure con l'ingegno, l'invenzione, l'intuizione (cioè quello che oggi definiremmo il "pensiero laterale"). Forse da adulti abbiamo meno bisogno di lezioni di morale ma certamente abbiamo più necessità di incoraggiamento rispetto ai bambini.
L'idea della prova e del superamento di essa, tipica delle narrazioni classiche e oggi abbandonata quasi definitivamente dagli autori contemporanei, è di fatto un impulso ad affrontare la vita con sempre più coraggio, a tutte le età.