All'inizio l'amore può essere un bel gioco, tutto pulito: parlo di quando, da adolescenti e giovani adulti, si scoprono le prime relazioni e si prendono, consequenzialmente, le prime cantonate. Allora sì che si è "tutti cuore" e che ci si scopre completamente all'altro (al netto di tutte le insicurezze dell'adolescenza, quelle tremende palle al piede che ciascuno di noi ricorda di avere avuto), allora sì che si soffre come solo le anime spalancate sanno soffrire.
Si sente dire che più si cresce e più si diventa coriacei, ma non è così: semplicemente si impara, cantonata dopo cantonata, a difendersi dai colpi. Si diventa coscienti del proprio valore e della propria bellezza imperfetta e particolare, si smette di dannarsi per i brufoli o per capelli e barba poco folti e si comincia a coltivare una paura ben peggiore: quella di amare. E cos'è la paura di amare, se non una strategia convalidata per difendersi dagli attacchi del mondo? La sofferenza dell'anima spalancata, del cuore aperto, del dono totale poi tradito non è qualcosa che si ama veder ripetere, anzi, a lungo andare questo moltiplicarsi di torti sporca il bel gioco iniziale fino a farlo diventare un gioco doloroso.
Ecco allora che la strategia più efficace è giocare a basso profilo, tirare il freno, disincantarsi, vivere l'amore con una certa dose di sospetto (leggi: paura).
Questo va bene ed è totalmente sano entro certi limiti; l'importante è che la paura di amare e di soffrire non diventi un ostacolo per la creazione di relazioni significative. Alcune persone particolarmente fragili e sensibili in adolescenza, crescendo tendono a sviluppare comportamenti guidati dalla paura di coinvolgersi e di amare. Questi comportamenti potrebbero essere la tenitura di molteplici relazioni in contemporanea, illudendosi di poter evitare il coinvolgimento moltiplicando i partner, oppure il mantenimento di amori superficiali e la fuga ogniqualvolta la situazione tende a farsi seria. Questo modo di agire ostacola il raggiungimento di una situazione sentimentale sana e appagante e alla lunga diviene fonte di frustrazione.
Un altro tipo di difesa non sana dalla paura di amare è, in alcune persone, il rifiuto totale dell'amore come potenzialità. Si ammette di poter intessere qualche relazione occasionale ma si smette di credere nella possibilità di essere destinatari di sentimenti forti e solidi. In poche parole, ci si ritira in se stessi.
Liberarsi della paura di amare limitante, che come abbiamo visto è psicologicamente ben giustificata, fa parte di un difficile percorso interiore, che talvolta vale la pena di affrontare con l'aiuto di una persona di supporto.
John Welwood, autore del saggio Amore perfetto, relazioni imperfette, afferma che la paura di amare potrebbe nascondere, oltre a un tentativo di difesa, qualcosa di più profondo: l'idea, sviluppatasi molto prima dell'età dei primi amori, che forse non meritiamo di essere amati. Questa convinzione, ereditata dalle figure genitoriali, può letteralmente esplodere e invaderci non appena sperimentiamo le prime delusioni e caratterizzarci poi per gran parte della vita. Ecco che in questo caso il percorso per uscire dalla paura del coinvolgimento diviene in realtà un processo profondo di riappropriazione di sé, alla scoperta dell'amore per la persona che si è.
Se hai un po' di paura, sappi che è legittima: accettala e accoglila come parte del processo d'amore; se invece senti che la tua paura di amare ti limita nella tua libertà, agisci subito per contrastarla.