La noia non è mai una sensazione piacevole. Secondo gli esperti, essa è definibile come un "vuoto attivo": equivale ad avere fame, ma non sapere che cosa si voglia mangiare; significa sentirsi pieni di energia e nello stesso tempo incapaci di incanalarla in un'attività qualsiasi. L'azione è desiderata ma impossibile, e in questa stasi si muovono pensieri e idee.
La noia, ai giorni nostri, fa molta paura: siamo abituati piuttosto all'iperattività che alla stasi, e anche quando abbiamo dei momenti liberi tentiamo continuamente di riempirli con attività di ogni genere, anche semplicemente rivolgendo lo sguardo allo schermo di smartphone e PC. La vera e propria inattività ci è quasi sconosciuta, anche se tutti patiamo oggi una nuova forma di noia, quella dello "scrolling" sui social.
Eppure da decenni gli psicologi discutono sull'importanza segreta della noia, sul suo valore inestimabile sia nelle fasi dello sviluppo del bambino sia in età adulta. Si ritiene infatti che i bambini di oggi siano eccessivamente stimolati e che questo non sia per loro un vantaggio: riempiendo ogni minuto nelle giornate dei bimbi tra scuola, sport, corsi di musica e quant'altro li si priva di ciò che viene chiamato giustamente il "diritto alla noia", la possibilità cioè di scegliere autonomamente cosa fare per distrarsi e divertirsi. Questo sarebbe, secondo gli psicologi infantili, un momento preziosissimo per la definizione della personalità futura e per la conquista dell'autonomia.
Anche per noi adulti la noia è una sensazione fastidiosa ma anche preziosa, essenziale. Se Blaise Pascal, nel '600, affermava che "spesso l’infelicità dell’uomo è semplicemente quella di non riuscire a starsene tranquilli in una stanza", ci rendiamo immediatamente conto che forse la nostra incapacità di stare fermi (cioè di annoiarci) potrebbe trasformarsi in una vocazione alla tristezza e all'insoddisfazione. Assaporare il vuoto e lottare creativamente contro di esso sembra essere una capacità perduta, una reminescenza d'altri tempi: oggi è quasi impossibile permettersi di stare seduti a guardare a lungo un paesaggio, o aprire un libro leggendolo con calma senza interruzioni di alcun tipo. La tecnologizzazione estrema e i ritmi di vita accelerati hanno ingenerato nella nostra società una forma di ansia generalizzata che parcellizza e accelera ogni frammento del nostro tempo: interruzioni e distrazioni continue sono la norma.
Eppure dovremmo allenare, anche se sembra paradossale, la nostra capacità di provare noia. Perché, come i bambini strutturano se stessi trovando modi creativi per reagire alla stasi, anche per noi adulti vivere e superare la noia può diventare un momento di svolta, capace di ingenerare nuove idee. "Allenarci ad annoiarci" significa riconoscere che meritiamo ben più momenti di calma di quanti siamo abituati a concederci. Dedicare un certo tempo della nostra giornata al "fare niente" non è un peccato di cui vergognarsi, un inutile spreco di tempo, anzi, tutt'altro, è un'abilità da riconquistare. Non solo per coltivare idee migliori, ma anche per allentare in modo naturale ansia e stress.