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    L'orgoglio single contagia le star e si fa movimento
    Se nel passato essere single era una vergogna, oggi è sempre più uno status di cui andare fieri: lo conferma il nascente movimento "single positive", che si propone di normalizzare l'assenza di legami come una possibilità naturale.

    Nel passato essere single o, come si diceva una volta, "scapolo" e "zitella", non era certo motivo di orgoglio. Oltre allo stigma sociale, esistevano in alcuni paesi anche vessazioni governative: pensiamo soltanto alla tassa sul celibato del periodo fascista... Negli ultimi decenni, con l'apertura a forme di sessualità più libere, non avere un partner fisso è diventata una condizione sempre più comune, nonostante permanessero la diffidenza e lo stigma sociale nei confronti dei "single al 100%", quelli cioè non impegnati né sentimentalmente né sessualmente con alcuno, soprattutto dopo i trenta o i quarant'anni di età.

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    Per invertire la tendenza e restituire ai single la dignità che meritano si sono escogitate diverse iniziative: prima di tutte l'istituzione del "single day" dell'11 novembre, una giornata di festa dedicata a chi non ha legami sentimentali; negli ultimissimi tempi è nato, in aggiunta, un vero e proprio movimento dedicato all'orgoglio single, capeggiato da alcune famose star del jet set.

    Parliamo in particolare dell'attrice Emma Watson, la quale ha coniato il neologismo “self-partnered”, ossia "impegnata con se stessa", per rispondere alle pressioni dei giornalisti, i quali le porgevano domande continue e fastidiose sul suo essere single a trent'anni.

    A partire dall'impulso dell'attrice britannica, decine di star e di uomini e donne di ogni estrazione sociale si sono uniti a quella che è ormai una tendenza: il "movimento single positivity", il quale si propone di normalizzare la solitudine allontanando lo stigma sociale ad essa collegato.

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    Essere "single positive", nelle intenzioni, non significa affatto rigettare l'idea della coppia tradizionale o rifiutare i legami, ma semplicemente riconoscere che non c'è nulla di male nell'essere senza legami. Certo è facile che, come accade in tutti i movimenti, pure tra i single positive alberghino estremismi ed esagerazioni: ne sono testimonianza alcuni "matrimoni con se stessi" che sono stati effettivamente celebrati, più o meno goliardicamente, da decine di persone nel mondo.

    L'ultimo sondaggio di StubHub realizzato per lo scorso single day 2020 ha scoperto che, tra i rispondenti, il 55% si dichiarava non in cerca di un compagno/a. Questo può essere letto come un buon segnale, perché manifesta paradossalmente una maggiore consapevolezza sull'importanza dei legami sentimentali: non qualcosa che si deve stringere per forza pur di non restare soli, ma un'eventualità da accogliere quando si trovano la persona, il contesto e la predisposizione interiore giusti.

    E se, come diceva Oscar Wilde, "amare se stessi è l’inizio di una storia d’amore che dura tutta una vita", è più che giusto valorizzare il rapporto con la propria persona e coltivare una vita appagante anche al di fuori dello stereotipo "obbligato" della vita in coppia.

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    Naturalmente, il modo per vivere in maniera sana la propria vita da single sta nell'equilibrio: ciò significa raggiungere una soddisfazione personale completa senza però precludersi possibilità diverse per il futuro. Essere single non è un'ideologia: è una condizione di fatto che merita tutto il rispetto possibile e che non manifesta una chiusura, ma molto più spesso un'apertura agli infiniti stimoli della vita.

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     Commenti (1)
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    1. paolo3654, Venezia (Veneto)
      Bello questo articolo sinceramente ritrovo una situazione di conforto, nel senso che quello che ho letto lo sentivo già da me. Rimane il fatto che mi piacerebbe stare con una persona che mi vuole bene per sentirmi in conpleta sintonia
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