Negli ultimi tempi, il tema del declino delle api e dell’importanza della loro salvaguardia è sempre più discusso e considerato, non solo da parte degli etologi ma anche dei comuni cittadini. Si moltiplicano campagne di raccolta fondi e di sensibilizzazione salva-api e si va affermando sempre di più l’idea di una agricoltura sostenibile in grado di tutelarle. Ma perché le api sono così importanti e perché dobbiamo fare ancora di più per proteggerle?
Capire l’importanza delle api per la sopravvivenza del genere umano è semplice, se si conoscono alcuni dati: circa il 70% dei prodotti vegetali che consumiamo dipende direttamente dall’impollinazione di questi insetti, che consentono alle piante di riprodursi. Se guardiamo l’impatto delle api sulla nostra alimentazione globale, riferendoci dunque non solo agli alimenti di origine vegetale, vediamo che le api impattano per il 35% sul totale dei cibi che arrivano sulle tavole di tutto il mondo. Conoscendo tutto ciò, si fa presto a dire che se si estinguessero questi piccoli ma preziosissimi insetti ci estingueremmo anche noi esseri umani.
Negli Stati Uniti una catena di supermercati ha deciso di sensibilizzare i propri clienti sul tema del declino delle api conducendo un singolare quanto eloquente esperimento: ha deciso di mettere in vendita, per un giorno, soltanto prodotti che non dipendono dall’impollinazione, eliminando gli altri. Risultato? Il reparto frutta e verdura era vuoto; yogurt, formaggio, gelati e latte erano assenti.
Se le api scomparissero sarebbe un dramma non soltanto per la produzione alimentare, naturalmente, ma anche per l’equilibrio generale degli ecosistemi: scomparirebbero diverse specie di piante, aumentando il surriscaldamento globale e portando alla perdita non solo delle api, ma anche di molte altre specie legate agli alberi e ai loro frutti. Il principale nemico delle api sono i pesticidi, largamente utilizzati in agricoltura, i quali tendono a ucciderle o allontanarle. Ma anche il cambiamento climatico e l’inquinamento elettromagnetico giocano un ruolo di primo piano nello spopolamento degli alveari: tra il 2018 e il 2020 quasi tutti i Paesi europei hanno visto ridurre la popolazione delle loro api dal 30 al 50%.
Ecco perché i governi di tutto il mondo incentivano l’agricoltura biologica e creano iniziative destinate a salvare gli alveari. In Francia si è deciso di incoraggiare la loro nidificazione creando aree verdi protette lungo le principali autostrade; a New York il visionario Andrew Cote ha creato l’associazione “Api senza frontiere” e, con 200 colleghi apicoltori, ha ripopolato di arnie e di sciami i palazzi della Grande Mela: oggi la sede di Google, il celebre hotel Astoria e molti altri edifici ospitano sciami di api sui loro tetti. Intanto due giovani studenti trentini, Samuele Dassatti e Andrea Zanin, hanno ideato una app in grado di monitorare gli alveari di montagna arginando così i rischi legati alla salute delle api: la loro idea ha raccolto l’interesse di un colosso come Microsoft e sarà certamente utile nella generale corsa al salvataggio dei nostri preziosissimi amici insetti.
Perché i colossi dell’industria vogliono aiutare la popolazione di api a riprendersi? Non si tratta solo della sopravvivenza della nostra specie, ma di un lavoro che è anche quantificabile economicamente: le api “lavorano” e “producono” un indotto di circa 361 miliardi di dollari all’anno a livello mondiale. Un vero e proprio patrimonio economico del quale spesso non siamo consapevoli.
Albert Einstein, il grande scienziato morto negli anni ‘50, profetizzava già allora che un mondo senza api sarebbe un mondo desertificato e privo, per noi, di ogni possibilità di sopravvivenza. Ora che le sue parole pesano come macigni e rischiano di farsi realtà, è davvero importante che ognuno di noi acquisti consapevolezza sul tema della protezione delle api e faccia tutto quanto possibile per incoraggiarne la sopravvivenza (evitando di uccidere o allontanare dai propri giardini non solo loro, ma anche altri insetti impollinatori come i bombi).