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    Shopping: quando diventa un problema
    Il piacere di fare acquisti diventa problematico quando si manifesta come un desiderio irrefrenabile e incontrollabile, prodromo di una vera e propria dipendenza: si parla allora di shopping compulsivo.

    Tutti, nella società dei consumi, facciamo acquisti che vanno oltre la pura necessità, provando in questo un discreto piacere. Ma per alcune persone il godimento legato all’acquisto può trasformarsi in un problema quando va a compensare, con il carico di adrenalina ed endorfine che ogni nuovo oggetto porta con sé, vuoti e carenze emotivi. 

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    La sindrome da acquisto compulsivo è una vera e propria dipendenza, nota anche con il termine di oniomania (dal greco onios = "in vendita, mania= follia). La sindrome è stata individuata scientificamente già verso la fine del XIX secolo, anche se non risulta riconosciuta come un disturbo vero e proprio dalla American Psychiatric Association (APA). La persona shopping-dipendente percepisce di non essere in grado di controllare l’impulso all’acquisto, nonostante si sforzi di dominare il suo comportamento: questo è quanto accade anche ai dipendenti dal tabacco, dall’alcool o da altre sostanze. 

    Ma chi sono le persone più a rischio di sviluppare dipendenza, quando si tratta di shopping? Il profilo tipico dell’oniomaniaco è una donna tra la tarda adolescenza e la prima età adulta, la quale cela dietro un apparire estroverso e spensierato una scarsa autostima e problemi di ansia: gli acquisti servono per avere sempre più visibilità in società, ma anche per compensare carenze psicologiche che poi non scompaiono ed anzi, spesso, vengono alimentate dall’impulso compulsivo medesimo (con il senso di colpa associato alle compere) in un corto circuito opprimente. 

    Inizialmente, come in tutti i fenomeni di dipendenza, l’acquisto è vissuto come puro piacere; ma poi, progressivamente, le persone oniomaniache accumulano una certa tensione che sfocia nel dover “comprare a tutti i costi” sentendosi sempre più in ansia e in colpa. 

    Con l’avvento di internet e delle nuove tecnologie il fenomeno si è ampliato in quanto lo shopping online è semplice, immediato, alla portata di tutti e consente di acquistare un’infinità di prodotti con un click. Potremmo dire che lo shopping online si è inserito nel più ampio fenomeno della dipendenza da internet che vede la persona navigare in rete in modo passivo, succube dei “must” del momento. 

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    Ma da come possiamo riconoscere l’oniomania in una persona? Gli esperti del fenomeno hanno individuato alcuni criteri: 

    • La persona pensa continuamente di dover comprare qualcosa. 
    • La persona fa acquisti per tirarsi su d’umore. 
    • Lo shopping arriva ad interferire con le attività quotidiane, la scuola o il lavoro. 
    • La persona vuole reiterare il “piacere” dell’acquisto. 
    • La persona è decisa a ridurre le proprie spese ma non ci riesce. 
    • La persona prova “nostalgia per gli acquisti” quando non è impegnata nel farli. 
    • La persona compra così tanto da mettere a rischio il proprio benessere psicologico. 

    Come guarire dalla sindrome di acquisto compulsivo? E soprattutto, come resisterle? Al netto di un eventuale supporto psicoterapeutico, sempre necessario, gli esperti consigliano di adottare alcune strategie di controllo individuali: 

    • Tenere un diario delle spese: annotare ogni cosa che si acquista e lo stato d’animo che si prova prima e dopo. 
    • Controllare estratto conto e scontrini: ciò consente di realizzare quanti acquisti inutili vengano spesso fatti e ad avere comportamenti più maturi e consapevoli 
    • Stare alla larga dalle “tentazioni”: fare il possibile per evitare situazioni a rischio, scegliendo di impiegare il tempo libero in attività nella natura. Anche evitare di portare con sé troppi contanti se si esce oppure “nascondere” la carta di credito se si sta su internet sono utili strategie. 
    • Stabilire un tetto di spesa mensile per eliminare gli acquisti superflui e concentrarsi su quelli necessari. 
    • Resistere all’impulso del momento: rimandare la scelta di pagare ad un momento successivo, magari consultandosi con qualcuno sull’opportunità di procedere con l’acquisto; spesso è solo in un secondo tempo che ci si rende conto dell’inutilità di un oggetto a prima vista affascinante e necessario. 
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    In definitiva sembra proprio che, anche per affrontare le “insidie” dello shopping, la chiave vincente sia colmare i vuoti interiori con una vita ricca di interessi, stimoli culturali e sempre nuove sfide personali.

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