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    "Vivi e lascia vivere": chi e perché scrisse questa frase?
    Ecco l'origine e il pensiero nascosto dietro a una delle frasi più famose al mondo.

    Quanto spesso avete sentito usare, tra social e vita reale, la massima "vivi e lascia vivere"? Immagino molte. Ad oggi la frase è talmente popolare che, compiendo una breve ricerca su internet, risulta erroneamente essere un proverbio tradizionale italiano. Ma forse vi stupirà sapere che il primo a scrivere queste parole è stato nientemeno che un filosofo famoso: Arthur Schopenauer, che pose il celebre motto all'interno del suo libro Aforismi sulla saggezza del vivere. 

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    Chi era questo personaggio, Schopenauer, e perché scrisse una frase simile? 

    Arthur Schopenauer, figlio di una scrittrice e di un imprenditore, fu un filosofo prussiano che visse nella prima metà dell'800. Ereditò nella sua filosofia alcuni tratti dell'illuminismo e del kantismo, ma si fece contagiare dalla potenza del pensiero orientale. Fu per alcuni aspetti maestro di filosofi di generazioni successive come Nietzsche. Visse una vita fondamentalmente solitaria, quasi ascetica. Timido, forse spaventato dal contatto umano, non amava intrattenersi con le persone e manifestò sempre un grande disagio nei confronti dei rapporti. Solo alla fine della vita si permise di accogliere qualche allievo nella sua cerchia. 

    Partiamo dal presupposto che, come tutti i filosofi di primo livello, la sua visione del mondo e della realtà è alquanto complessa e il nostro obiettivo non è riassumerla qui, nelle poche righe a nostra disposizione. Di fatto la concezione della vita che Schopenauer aveva appare ai nostri occhi alquanto negativa, poiché vede la realtà solo come una grande illusione. 

    Gli aspetti che, in questo filosofo dell'800, sono più interessanti per il nostro sentire di uomini e donne di oggi sono gli approdi cui questo pessimismo esistenziale giunge: l'etica della compassione per la natura e per gli animali (affine ai movimenti antispecisti di oggi), la sua vicinanza agli insegnamenti dei primi maestri cristiani ma soprattutto degli induisti e dei buddisti (religione che in Italia coinvolge sempre più persone). 

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    "Vivi e lascia vivere" è una massima che si inserisce in questo pensiero, coronandolo perfettamente: da un lato il pessimismo (anche le persone abiette vanno rispettate e lasciate stare, perché non possiamo intervenire su di loro e forse, anzi, è necessario che siano fatte proprio così), dall'altro l'animalismo e l'ecologismo (lasciamo che la natura prosperi e non distruggiamola, così come lei non vorrebbe distruggere noi). 

    Ed ecco che veniamo al "proverbio", come in Italia intendiamo ormai questa frase che abbiamo assorbito e fatto nostra. 

    "Vivi e lascia vivere" si usa infatti sia in senso negativo sia in senso positivo. 

    In senso negativo indica a volte la volontà di lavarsene le mani, evitando rassegnatamente di intervenire in una situazione. Si dice "vivi e lascia vivere" quando si vede una persona che sbaglia e si rinuncia a correggerla, quando ci si trova in disaccordo ma si rinuncia a intervenire. 

    In senso positivo, diciamo "vivi e lascia vivere" quando vogliamo dichiarare una nostra personale filosofia, affine a quella propagandata da Schopenauer, legata alla compassione e all'accoglienza. 

    Se "vivi e lascia vivere" non è per noi un pretesto per fuggire dalle contraddizioni ma indica una piena e consapevole accettazione della molteplicità della vita e del pensiero altrui, allora il senso negativo scompare lasciando il posto a una dichiarazione etica. 

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    Di sicuro questo aforisma raccoglie molto più significato di quanto un post su Facebook, un meme o una storia di Instagram siano in grado di rendere.

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