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    Chi era Beatrice, la musa di Dante?
    È esistita davvero colei che ha fatto battere il cuore al sommo poeta? O è un’immagine simbolica? Alcuni studiosi hanno identificato in Beatrice Portinari la fanciulla che Dante immortalò nelle sue opere.

    Fin dagli anni successivi alla morte di Dante, gli esegeti delle sue opere discutevano su un personaggio presente nelle sue due principali opere: Beatrice. Questa donna-angelo era una persona reale oppure solo un'immagine poetica? Oggi è accertato che la ragazza che fece innamorare Dante è realmente esistita: si tratta di Beatrice Portinari, nata nel 1266 a Firenze, una delle sei figlie di Folco Portinari, ricco banchiere e noto esponente della borghesia fiorentina.

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    I Portinari vivevano, come si deduce da alcune fonti, nello stesso quartiere di Dante ed infatti il  primo incontro tra lui e Beatrice avvenne quando erano ragazzini: lui aveva nove anni e lei, quasi coetanea, otto. Dante fu subito colpito dalla grazia e dalla dolcezza della bimba e quando la reincontrò da adolescente, mentre era a passeggio sul Lungarno, il suo coinvolgimento divenne prorompente e da quel momento Beatrice divenne l’ispiratrice del Poeta.

    L’incontro sul Lungarno infatti emozionò così fortemente Dante da spingerlo a dedicare a Beatrice, ormai già sposata, la sua prima opera Vita Nova e quei famosi versi: “Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta, ch’ogne lingua deven tremando muta, e li occhi non l’ardiscono di guardare”. Si potrebbe intuire che l’emozione di Dante nel rivedere Beatrice sia stata così forte da non aver il coraggio di guardarla negli occhi occhi, impacciato come un ragazzino…( a questo proposito è assolutamente da vedere il bellissimo dipinto "Dante e Beatrice" realizzato nel 1883 dal pittore Henry Holiday, custodito presso la Walker Art Gallery di Liverpool). 

    Dopo questo incontro "folgorante", ci furono poi altri due brevi contatti fra i due: nella chiesa di Santa Margherita dei Cerchi e ad un banchetto nuziale. 

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    Le loro strade si sarebbero poi divise: Beatrice, come abbiamo detto, era già sposata con un certo Simone de Bardi e Dante stesso sposò un’altra donna (alla quale era già stato “promesso” dalla famiglia). 

    La vita terrena di Beatrice si fermò purtroppo solo tre anni dopo il matrimonio, all’età di 24 anni, una sera d’estate del 1290. Ma da quel momento in poi ella divenne immortale, nei versi di Dante. Per lui la sua scomparsa fu un dolore immenso e lo sconforto che ne seguì fu fonte d’ispirazione, più tardi, per il suo capolavoro “La Divina Commedia” nella quale Beatrice divenne una figura angelica nel Paradiso e l’amore per lei totalmente sublimato. 

    Nella Commedia, quando Dante rivede Beatrice nel Purgatorio, rivive le emozioni di quando l’aveva incontrata la prima volta a nove anni ed è abbagliato dalla sua presenza per tutto il viaggio, fino a quando lei non risale in cielo. 

    L’amore per Beatrice si trasforma così in un sentimento spirituale che trascende tempo e spazio: ella assurge così a spirito angelico che guida il Poeta attraverso il Paradiso, a musa ispiratrice per le sue opere future. 

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    Del resto lui l’aveva anticipato già nell’ultimo capitolo de La Vita Nova che avrebbe reso immortale la sua amata, quando menzionò che avrebbe  scritto “riguardo a lei ciò che non è stato scritto prima di nessuna donna”. 

    Quale tributo d'amore può dirsi più grande di questo?

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