“Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior”. (Odio ed amo. Perché lo faccia, mi chiedi forse? Non lo so, ma sento che succede e mi struggo).
Sembra proprio che Catullo non riesca a scindere l’odio e l’amore, la rabbia e l’aggressività dall’affetto e la grazia.
Ebbene, è interessante sapere che la scienza sostiene che sia normale guardare la persona amata e ogni tanto provare “antipatia” nei suoi confronti. La stragrande maggioranza di noi ha familiarità con questa sensazione. Una discussione accesa, un malinteso o uno scontro caratteriale possono momentaneamente far emergere sentimenti a valenza negativa.
La verità, tuttavia, è che possiamo provare questi sentimenti contraddittori anche quando il partner non ha fatto nulla. Basti pensare che anche per i nostri figli e i nostri genitori, pur amandoli sopra ogni cosa, è così: eppure ci sono momenti in cui ci mandano su tutte le furie.
Appare prioritario, dunque, accettare i nostri sentimenti contraddittori perché anch’essi fanno parte del nostro repertorio emotivo. Anche questa complessa trama di sensazioni, percezioni ed emozioni opposte e caotiche ci rende umani. Perché solo nelle fiabe le persone si amano in maniera imperturbabile ed eternamente. Nella vita reale, invece, dobbiamo fare i conti con la contraddizione, i conflitti quotidiani, gli alti e bassi esistenziali necessari per crescere.
Uno studio condotto nel 2009 presso la University College London rivela, a questo proposito, dati interessanti. Mentre i ricercatori analizzavano i “circuiti dell’odio”, hanno scoperto che l’amore romantico condivide le stesse aree con questa emozione. Ci riferiamo al putamen e all’insula. Semir Zeki, neurobiologo e autore di questo lavoro, ha sottolineato che sebbene intendiamo l’odio come un’emozione negativa che deve essere repressa, la verità è che condivide alcune strutture neurologiche con l’amore.
Amore e odio stimolano intensamente l’attività cerebrale e poiché coinvolgono le stesse aree possiamo provare entrambe le emozioni al contempo e per la stessa persona.
Ricordiamo che a volte possiamo anche odiare noi stessi. L’essere umano è definito da quella contraddizione costante che va dall’affetto alla disaffezione, dalla passione all’avversione, ma generalmente sono esperienze occasionali ed effimere che non alterano la propria identità o autostima.
Provare amore e odio per il partner induce a mettere in discussione se stessi e persino il proprio equilibrio psicologico. Ciò accade per diversi motivi, tra questi la comune ossessione che tutte le nostre convinzioni e idee siano coerenti.
Quando proviamo un certo rifiuto e persino rabbia nei confronti della persona amata, entriamo in conflitto e appare quell’angoscia chiamata dissonanza cognitiva. Questo termine si riferisce alla mancanza di armonia interiore che si prova quando si sente una cosa e si fa il contrario o quando le credenze e le emozioni entrano in contraddizione.
Dobbiamo razionalizzare queste situazioni e accettare i sentimenti contrastanti. Bisogna tenere in considerazione anche un altro fatto. Nelle relazioni umane i sentimenti ambivalenti sono effimeri, ovvero durano pochissimo. Non siamo perfetti e non lo sono nemmeno le nostre emozioni
Possiamo amare e odiare il partner perché ci accorgiamo che non l’essere ideale e perfetto che pensavamo all’inizio. Nessuno lo è.
Provare passione e disaffezione al tempo stesso è un modo per scoprire noi stessi, per poi lavorare su quelle piccole differenze che caratterizzano ogni coppia e raggiungere la preziosa armonia.
Dopotutto, l’amore vive su una ruota emotiva che va dall’ammirazione al rancore, dal fascino alla monotonia, dall’entusiasmo allo sconforto. Ma ci sono dimensioni che prevalgono sempre (o dovrebbero prevalere) e sono l’affetto, la comprensione, la cura, l’empatia.
Dovremmo imparare ad accettare che nulla definisce l’essere umano come l’ambivalenza puntuale, la contraddizione effimera. Alla tensione all’avvicinamento alla persona amata si contrappone la necessità narcisista, potremmo dire con le parole di Freud, di differenziarsi e separarsi dal partner, anche a costo di atteggiamenti aggressivi e giudizi svalutanti. In un certo qual modo è come se la relazione amorosa, avvicinando troppo i due partner, richiedesse un recupero della giusta distanza, pure al prezzo di produrre sensazioni negative.
Un fraintendimento, una parola brusca, un gesto o un fatto inatteso e scoppia il pandemonio! La coppia alza la voce, volano gli insulti. Ognuno si sfoga e riversa sull’altro tutta la tensione possibile: l’Amore traballa e l’odio danza. In quel momento ci ricordiamo di quanto sia potente il nostro partner. Difatti, nella relazione, il nostro corrispettivo ha un enorme potere nei nostri confronti: glielo abbiamo concesso noi. Aggredire diventa allora natura, attaccare per difendersi è quasi automatico: la rabbia cresce e l’odio striscia all’interno della coppia e fa ruggire i due amanti.
Quindi sì, Amore e odio vanno assieme perché uno è il mezzo per crescere, l’altro è il tentativo di preservare la nostra povera, ma indispensabile integrità. L’aggressività mette in guardia l’altro e gli ricorda la dualità della coppia, che per quanto assieme si è divisi, che ci sono limiti da non superare: insomma, non ci sono servi né padroni, nessuno può fare ciò che vuole.
Il litigio si sta spegnendo, negli occhi dei due amanti si legge la reciproca resa. I partner si avvicinano, si sfiorano, si baciano e sotto le coperte le nubi si diradano e il cielo si fa più terso. L’aggressività dell’odio cede il passo all’Amore; nell’incontro di anime si celebra la vita, la resistenza al male, la vittoria sulle pulsioni più scure.