L’ipotesi più accreditata risale alla mitologia greca. Si racconta che la moglie del re di Creta Minosse, di nome Pasifae, si fosse invaghita di un toro dalla rara bellezza, inviato in dono da Poseidone al re, per essere sacrificato. Il re Minosse, accortosi della magnificenza dell’animale, decise di sacrificarne un altro al suo posto e questo scatenò l’ira di Poseidone, che pensò di vendicarsi. La vendetta fu di far innamorare Pasifae del toro, tanto da farla impazzire per la passione. La donna, infatti, per potersi congiungere carnalmente con il toro, chiese a Dedalo di costruire una mucca di legno. Dall’unione tra Pasifae e il toro nacque il Minotauro, famoso personaggio leggendario dell’antica mitologia greca. Da quel giorno gli abitanti di Creta cominciarono a salutare il re Minosse facendo il segno delle corna, per schernirlo del tradimento di sua moglie con il toro.
Anticamente però le corna non avevano un’accezione negativa. Anzi, le divinità venivano spesso rappresentate con le corna in testa per evidenziarne la virilità, il coraggio, l’audacia e, per imitazione, i regnanti le inserivano nei loro diademi. Anche i guerrieri ornavano con le corna di capra i loro cimieri.
Non è chiaro perché le sorti di questa parola siano così fortemente mutate coi secoli. Per esempio, a Roma, esisteva la nobile famiglia dei Cornelii, mentre i poeti latini Tibullo e Orazio dedicarono versi alle “corna d’oro” del Dio Bacco.
Quando, allora, le corna cominciarono ad assumere il significato oltraggioso che gli diamo noi oggi? Secondo alcuni studiosi, l’origine è da collocarsi a Costantinopoli, ai tempi dell'imperatore Andronico Comneno (1120 circa -1185). Si racconta che questi fosse solito rendere noti i suoi successi amorosi facendo appendere, nei luoghi più frequentati della capitale, le teste dei cervi da lui uccisi a caccia, davanti alle porte dei mariti a cui aveva sottratto le donne, per burlarsene. Ma è un'ipotesi, e la questione è ancora aperta. Sta di fatto che dal 1183 al 1185 Andronico Comneno conquistò il potere e cominciò ad accanirsi contro i sudditi, soprattutto contro chi lo avversava. Oltre a fare imprigionare chiunque senza alcuna ragione, l’imperatore rapiva le donne e le manteneva come concubine, fino a quando non si stancava. Dal 1185 in poi, “cherata poiein”, in greco, significò “mettere le corna” per indicare, appunto, lo scherno pubblico subito dai mariti traditi da parte dell’imperatore Andronico. Quest’abitudine di ‘segnalare’ con le corna i successi amorosi che lo distinguevano, fece sì che Andronico introducesse un modo bizzarro per indicare i mariti traditi, modo che fu ‘importato’ dai Normanni in Sicilia e nell’Italia intera, allorché attaccarono Costantinopoli e spodestarono il re.
Insomma, l’origine del detto “avere le corna”, non è del tutto certo; oltre alle ipotesi di cui sopra, c’è anche chi sostiene che esso derivi dal maschio della capra e dalla disinvoltura con cui la femmina cambia continuamente partner. E’ invece assodato che l’espressione "fare le corna", in alcuni Paesi d’Europa, tra cui l’Italia, esprima l’atto di compiere adulterio e dunque tradire il proprio partner.
Infine, qualche piccola curiosità sul gesto delle corna che, mentre in Europa settentrionale e centrale può assumere il significato di approvazione, buona fortuna e complicità, nell’Europa mediterranea, invece, è un segno volgare ed offensivo. Di ciò ha trattato per primo l’archeologo ed etnologo Andrea de Jorio che, nel 1832, ha studiato le similitudini e le gestualità tra gli antichi e i napoletani, individuando anche i diversi modi di fare le corna. Rivolto ad una persona, significa indicare che tale persona porta il segno dell'infedeltà del partner; il gesto ha un significato analogo in Spagna e nella Repubblica Ceca. Uno scherzo abbastanza diffuso consiste nel "fare le corna" dietro la testa di ignari soggetti in posa per una fotografia.
Non specificatamente rivolto ad una persona particolare, il gesto delle corna viene fatto scaramanticamente nel desiderio di evitare la malasorte o guai, quando questi vengono menzionati, con lo stesso significato del toccare oggetti di ferro o parti intime. In questo caso, ossia in senso scaramantico, il gesto può essere tipicamente rivolto verso il basso, ciò anche per distinguerlo dal significato precedente di "infedeltà", tipicamente rivolto verso l'alto. C’è poi il cosiddetto gesto” terra e cielo”, tipica usanza partenopea, dove una mano rivolge il segno delle corna verso l'alto, l'altra verso il basso, come per proteggersi da ogni evenienza.
Infine, in ambito musicale, in particolare nel genere heavy metal, e dell’hard rock, le corna sono un gesto di approvazione e complicità tra i fans. In questo caso ha però hanno una doppia forma e origine: la forma con tre dita (pollice, indice e mignolo alzati) si è radicata nella cultura hippie per la sua derivazione dal linguaggio dei segni, in cui viene usato per esprimere amore; esempi si possono trovare nel film animato dei Beatle, Yellow Submarine, in cui viene usato da John Lennon e per estensione poi è accomunato alla cultura rock.
La paternità della variante con due dita (indice e mignolo) è molto discussa, ma il cantante statunitense Ronnie James Dio dichiarò di aver preso il gesto dalla nonna italiana, che lo utilizzava per allontanare il male, in linea con i temi mistici dei Black Sabbath. James Dio lo diffuse durante il tour Heaven and Hell nel 1980 e, ancora oggi, durante i concerti, è possibile vedere intere distese di mani alzate nell'atto di compiere questo gesto in onore della band che sta suonando, sia con tre che con due dita.