Il percorso di crescita individuale è inevitabilmente caratterizzato da un alternarsi di momenti o periodi di relativa stabilità o equilibrio, e periodi in cui invece ci si sente in conflitto, in disarmonia con se stessi ed il mondo, o in caduta libera verso i meandri del dubbio e dell’incertezza che caratterizzano, appunto, le crisi.
Così, da sempre, desiderio di tranquillità (che ci riporti al caldo grembo) e desiderio di movimento (ricerca, conoscenza, cambiamento) coesistono nell’animo umano alternandosi più o meno pacificamente nel ruolo di guida e determinando la crescita dell’individuo.
Dal momento in cui nasciamo, infatti, entriamo in relazione con la realtà e da essa traiamo informazioni che elaboriamo e assimiliamo e ciò avviene attraverso la rottura di un equilibrio precedente e la creazione di uno nuovo, che comprenda ciò che si è acquisito. Ogni volta che il vecchio equilibrio viene messo in discussione stiamo, in realtà, vivendo ciò che viene chiamata una crisi.
In questo senso la crisi assume un grande valore positivo, in quanto motore indispensabile al cambiamento e all’ampliamento della coscienza, ma non sempre ci sono le condizioni, interne o esterne all’individuo, perché questo avvenga in modo indolore. In effetti la potenza della crisi che una persona attraversa può essere legata sia ad una situazione interna, di natura psicologica, sia ad una situazione esterna all’individuo connessa agli eventi della vita.
In particolare, le persone che hanno maggiori difficoltà a vivere i momenti di crisi e anche a comprenderne la natura essenzialmente positiva e trasformatrice, sono coloro che hanno costruito la propria esistenza all’interno di confini rigidi e poco permeabili, tra ciò che conoscono di se stessi e del mondo e ciò che è sconosciuto, diverso e potenzialmente perturbante. Più le persone sono rigide e intolleranti, più costruiscono confini impenetrabili intorno a sé; ma se disgraziatamente qualcuno o qualcosa riesce dall’esterno a penetrarvi, allora la crisi sarà particolarmente devastante. Si tratta di persone con grandi debolezze ed insicurezze, a volte ben celate dietro la rigidità delle proprie idee e del modo di proporsi. Per costoro il confronto con la diversità, con l’altro da sé, col cambiamento, può realmente costituire una minaccia alla sopravvivenza.
Dunque, l’intensità di un conflitto o di una crisi è direttamente proporzionale alla rigidità dei confini che ogni persona costruisce intorno a sé e che segnano il limite tra ciò che ci appartiene e ciò che invece non ci appartiene. Se tali confini sono sufficientemente permeabili ogni elemento proveniente dall’esterno (idee, persone ecc.) potrà facilmente entrare nella coscienza senza che ciò comporti una destrutturazione e una ristrutturazione totale dell’individuo. La crisi sarà, cioè, indolore o quasi, garantendo continuità alla crescita e all’apprendimento.
A volte i nostri interlocutori interiori (della cui esistenza non sempre ci accorgiamo, dato che sono inconsci), ci svalorizzano più o meno fortemente: essi sono eredità del passato, cioè derivano da esperienze emotive, teatri della mente, contesti situazionali, lampi fotografici che rimangono impressi. Hanno la forza di lasciare emozioni, odori, colori, suoni, atmosfere dipinte dentro di noi che, spesso, sono di per sé banali e non necessariamente traumatiche, ma si sono costruite sommandosi tra loro ed integrandosi. Si traducono in personaggi che da una parte ci valorizzano, ma dall’altra ci condannano, ci rendono indegni, timidi e insicuri. Il nostro Ego si sente afflitto e non riesce sufficientemente a gestire la situazione che ci angoscia.
L’entità della crisi dipende anche da cause “esterne” all’individuo, legate cioè ad un evento che la determina. Vi sono situazioni della vita, come per esempio i lutti, le separazioni, la malattia, le disgrazie ecc. che determinano crisi profonde e che spesso comportano anche grosse trasformazioni interne; e in alcuni di questi casi viene difficile, pur mettendoci tutta la buona volontà, riuscire ad afferrare il valore positivo che la crisi può portare con sé.
Eppure, è importante, anche in queste circostanze, non chiudersi al mondo e non cedere al pensiero negativo, quello che può far pensare che qualcuno ce l’abbia con noi, che il mondo fuori è inaffidabile, cattivo e sbagliato. Si tratta di reazioni comprensibili, certamente, e per brevi periodi possono anche svolgere una funzione di autodifesa importante, ma a lungo andare possono rivelarsi particolarmente distruttive.
Bisogna allora trovare il coraggio di confrontarsi proprio con gli aspetti distruttivi della vita, del mondo e della natura, oltre che di se stessi, per riuscire a trovare un senso anche agli eventi più drammatici. Senso che con tutta probabilità va al di là di noi, e al di là dei confini delineati dal proprio ego, per quanto grandi possano essere.
Non esistono ricette su come superare in modo positivo le crisi individuali ma è molto importante non cercare scorciatoie per evitare il momento di crisi. La crisi porta con sé il cambiamento, ma è necessario viverla perché questo avvenga e quando ci si trova con la convinzione di non riuscire a venirne fuori, è più opportuno chiedersi che cosa stiamo vivendo, cosa stiamo rifiutando, prima ancora di chiedersi come uscirne fuori.
Come l’eroe solare delle leggende di ogni luogo del mondo, ciascuno di noi è chiamato al confronto con i luoghi più interni e bui di se stesso per scoprire quale sia la propria vera strada e riuscire a realizzare il proprio vero Sé. La crisi, ogni crisi, costringe ad un ingresso nell’ignoto: eroe è colui che riesce a sostenere il confronto con le proprie debolezze ed i propri limiti e ad illuminare così le zone buie.
La paura di non farcela è lì per insegnarci come agire meglio e non per bloccarci. Per questo è una sensazione di base così presente in noi e ci ha accompagnato in ogni fase della storia evolutiva di noi come specie e come individui. Se si vive la paura come un freno, essa rappresenta una vera e propria trappola della nostra mente destinata a impedirci di vivere appieno. Se, all’opposto, la si vive come un’occasione per migliorarsi, si uscirà dalla trappola e si inizierà a vedere il mondo e le sfide sotto un’altra prospettiva. In tal modo le azioni che compiamo ci premieranno e si creerà un circolo virtuoso di aumento della fiducia in noi stessi.
A nessuno piace sentirsi bloccato, privato dai propri limiti interiori della libertà di agire al meglio e di superare i problemi che gli si presentano davanti. Per evitare che ciò accada dobbiamo avere un piano strategico di azione che ci porti fuori dallo stallo. Vivere una vita straordinaria non significa non avere problemi, ma impossessarsi delle capacità per superarli con successo.