In un ipotetico mondo senza arte e cultura ci sveglieremmo la mattina dentro case dalle pareti lisce e bianche, prive di quadri e stampe. Non avremmo librerie, oppure le troveremmo cariche solo di libri di scienza e di diritto. Accendendo la TV o la radio mentre sorseggiamo il caffè del mattino troveremmo solo telegiornali. Dopo il lavoro, per rilassarci potremmo fare al massimo una corsetta al parco o andare a bere qualcosa. Nel locale scelto per l’aperitivo o nelle nostre cuffie, però, non ci sarebbe musica. Lo stesso se ci recassimo a una festa: ci sarebbero sempre tramezzini, flute di prosecco e bigné, ma nessuna cassa trasmetterebbe delle note. Di teatro e cinema, neanche a parlarne, e men che meno di visite archeologiche o museali. I bambini non avrebbero giocattoli e non canterebbero né ballerebbero.
Non sembra un po’ opprimente (e deprimente) tutto questo? A noi sì.
Immaginare un mondo distopico privo di arte ci aiuta a capire che essa, nonostante non soddisfi bisogni primari come la fame, la sete e il sonno, è estremamente importante per l’umanità. L’arte infatti è ovunque nella nostra quotidianità e non ci porta solo conoscenza, ma anche divertimento. Un mondo dove non si balla sarebbe anche, certamente, un mondo dove si ride molto meno.
Cosa infatti, se non l’arte, riesce a soddisfare il nostro bisogno di comunicazione, di empatia, di relax e di divertimento? La nostra civiltà non può fare a meno di questo preziosissimo contributo. Tanto più che l’arte, muovendo sentimenti ed emozioni, ha spesso anche un valore civile e politico: sentir parlare della guerra in Spagna negli anni ‘30 potrebbe lasciarci indifferenti, mentre guardando Guernica di Picasso potremmo raggiungere quell’empatia e quella comprensione di cui abbiamo bisogno per ricercare il valore della pace. È solo uno tra i mille esempi possibili.
L’arte, come forma di comunicazione che può attraversare lo spazio e il tempo, serve a mantenere viva la nostra memoria storica e ci consente di conoscere e comprendere culture lontane: anche in questo c’è un valore storico-politico che ci consente di agire meglio all’interno della società.
Menzioniamo, infine, il potere terapeutico e auto-terapeutico dell’arte: leggendo un libro o vedendo un quadro ci si può sentire sollevati dalla propria pesantezza esistenziale e lo stesso, se non di più, avviene scrivendo o dipingendo in prima persona. L’arte è uno dei principali alleati nelle terapie contro i disturbi e le disabilità psicologiche in tutto il mondo.
Potremmo, parlare, poi, della bellezza: quella qualità ineffabile che permette a ciascuno di noi di sentirsi vivo e di sognare. Ma basterebbero anche solo i vantaggi concreti che abbiamo elencato sinora.
Purtroppo nel nostro Paese l’arte e la cultura sono continuamente messe da parte. Tremonti diceva che “con la cultura non si mangia” e purtroppo non sono in pochi a pensarla come lui. Ecco perché molti dei nostri artisti emergenti italiani si commercializzano, cambiano mestiere o vanno all’estero. È un peccato, tanto più quando immaginando un mondo distopico senza arte ci rendiamo conto di averne davvero bisogno.
Un piccolo passo per cambiare mentalità sarebbe imparare a frequentare di più gli spettacoli, i concerti e le mostre, ma anche solo ringraziare l’illustratore dei libretti che legge nostro figlio, l’autore delle stampe che abbiamo in casa, l’attore della nostra serie TV più amata: fanno davvero molto per noi!