Il termine giapponese Shinkansen indica la rete ferroviaria ad alta velocità che collega le principali città del Paese asiatico. I convogli che scorrono lungo i suoi binari sono i cosiddetti “treni proiettile” o “super espressi”, capaci di raggiungere velocità molto elevate. Lo Shinkansen, inaugurato nel ‘59, è il simbolo del miracolo economico del Giappone, Paese gravemente colpito dalle distruzioni della seconda guerra mondiale ma che è stato in grado di mettere in atto una poderosa opera di ricostruzione innovativa. Le città e le strade, infatti, non sono state ripristinate per come erano prima della guerra, sono anzi state ripensate secondo le esigenze della modernità: la distruzione è stata il volano per una accelerazione, in tutti i sensi.
Cosa c’entra tutto questo con la nostra vita personale? Molto più di quel che sembra. Lo scrittore spagnolo Héctor García ha suggerito la locuzione “effetto Shinkansen” per descrivere le incredibili risorse psicologiche che le persone mettono in atto dopo un incidente, un lutto, un profondo e drammatico cambiamento nella propria vita. Si rialzano dopo la caduta e non ricostruiscono semplicemente la propria quotidianità per come era prima, ma fanno anzi in modo di migliorarla. Una vera rivoluzione in grado di aprire orizzonti prima inaspettati! Pensiamo, ad esempio, alle tante storie di persone che, costrette in sedia a rotelle dopo un incidente, hanno avuto l’impulso per iniziare a viaggiare o per praticare sport anche a livello agonistico: prima, non lo avrebbero mai fatto. Ma pensiamo anche alle svolte, forse più modeste, che ciascuno di noi ha avuto nella propria esistenza grazie alla presenza di un ostacolo sul percorso. L’effetto Shinkansen è, insomma, la forza che trasforma la distruzione in occasione.
Il potere “Shinkansen” è talmente forte, luminoso e positivo che sarebbe bellissimo poterlo evocare senza bisogno di passare per le acute sofferenze che sembrano la sua necessaria premessa. Ciò è possibile? Discutiamone. È vero che noi esseri umani subiamo, al pari degli animali, una potente attitudine naturale: quella all’abitudine e all’autoconservazione. I grandi cambiamenti partono di solito solo da pesanti rotture, proprio perché quando ci avviene qualcosa di brutto siamo costretti a uscire dalla nostra zona di comfort. Però, se riusciamo a tirare fuori tutta la nostra fiducia e tutto il nostro coraggio possiamo comunque abbandonare la nostra solita “boa” anche senza essere spinti da una forza esterna.
Il coraggio di tentare il cambiamento può anche nascere da un profondo percorso spirituale che riguarda il singolo oppure la coppia. Decidere di lasciare un partner con cui da tempo non c’è più comunione emotiva è un’azione difficile e rivoluzionaria, un’azione “ Shinkansen”. Così come lo è scegliere per la prima volta, di iniziare un percorso di coppia stabile, o aprirsi alla genitorialità.
Attivare il “treno proiettile” che è in noi significa aprire i cassetti della memoria e frugarci dentro, indagare i recessi del proprio cuore, individuare aree di cambiamento e darsi la spinta necessaria per attuarlo, pure se si trema nel farlo. Il processo può essere silenzioso, ma difficilmente sarà pacifico: per ricostruire la nostra vita abbiamo bisogno di un’energia simile a quella che è servita ai giapponesi a ricostruire la loro nazione. La sofferenza è inevitabile allora? Sì, o quantomeno un bel po’ di fatica. La buona notizia è che, come ci raccontano tanti esempi di successo, se lo vogliamo davvero si può fare e il risultato sarà molto migliore rispetto alle aspettative.