In un mondo sempre più segnato dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento ambientale siamo coscienti che ogni azione umana lascia una “impronta” sull’ambiente. Quando pensiamo alla responsabilità che ciascuno di noi ha in questo processo, le prime cose a cui pensiamo sono le emissioni di carburante e i rifiuti solidi. Da decenni è in vigore la raccolta differenziata, la quale ha abituato sempre più persone a comprendere il proprio impatto ecologico e a cercare di ridurlo; anche per quanto riguarda le emissioni di gas siamo sempre più coscienti e più attenti poiché, secondo i dati ufficiali, oggi gran parte delle persone sceglie la propria auto tenendo conto delle sue emissioni e muovendosi verso modelli più ecologici.
L’idea che esista anche un’impronta idrica è invece meno comune, e sta arrivando a toccare l’attenzione pubblica solo di recente, per via della siccità. Cos’è l’impronta idrica? Si tratta della quantità d’acqua necessaria per produrre ciascuno dei beni che utilizziamo, dai vestiti ai veicoli, dagli arredi al cibo. A questi va aggiunto, naturalmente, il consumo diretto di acqua: irrigazione, docce, lavatrici... A teorizzare e calcolare per primo l’impronta idrica è stato il professor Arien Y. Hoekstra, dell’Università di Twente, rielaborando concetti descritti fin dal 1993 da Anthony Allan. Questo fattore è calcolabile su una nazione, su una multinazionale, su un comune… ma anche su una singola persona.
Come puoi calcolare la tua impronta idrica? Ti basta recarti sul sito ufficiale di Water Footprint Network, una piattaforma gestita da aziende e organizzazioni impegnate nella salvaguardia dell’ambiente. Lì, oltre a scoprire di più su cosa sia l’impronta idrica, potrai trovare una pagina chiamata “Personal water footprint” che include un semplice ma efficace calcolatore interattivo. In questo modo potrai scoprire in che modo le tue abitudini impattano sulle riserve idriche e come puoi migliorare la tua routine giornaliera tenendo conto del consumo d’acqua.
Di recente si è molto discusso sul ruolo dell’alimentazione per contenere l’impronta idrica di ogni persona: infatti, una dieta vegetariana o vegana si è dimostrata avere un impatto minore sull’ambiente rispetto a una dieta carnivora. Gli studiosi hanno calcolato l’impronta idrica di ciascuno dei più comuni alimenti tenendo conto di tutta la filiera produttiva e i risultati sono sorprendenti: il manzo ha un impatto che corrisponde al numero 15.415, mentre il pomodoro solo 214. È bene sapere però che non tutti i vegetali sono uguali: le mandorle ad esempio “pesano” sulle risorse idriche ancora di più della carne. Tra le azioni che ciascuno di noi può intraprendere per preservare le falde acquifere, le scelte dietetiche sono determinanti: mangiare 200 grammi di carne di manzo pesa sull’ecosistema come 47 docce. Consumare meno prodotti animali o scegliere carni come il pollo permette di risparmiare migliaia di litri d’acqua l’anno.
Tutte queste considerazioni non mirano a instillare nei consumatori la cosiddetta eco-ansia, né si intende obbligare a una dieta vegana. Nessuno di noi, da solo, può ovviare al consumo esagerato della propria comunità. Guadagnare consapevolezza sull’importanza dell’acqua e della sua conservazione è però utile per fare, quanto si vuole e si può, scelte più “green”. Infatti il peggior nemico della lotta ai cambiamenti climatici non è la pigrizia, ma piuttosto l’ignoranza.
Ecco perché calcolare l’impronta idrica personale è consigliato per tutti!