La parola Déjà vu viene dal francese; in questa lingua ha il significato di “già visto” e descrive bene il fenomeno di cui parliamo. Capita di avere un déjà vu quando, capitando in un luogo mai visto, si ha la sensazione di esserci già stati oppure quando si avverte che una particolare situazione che si sta vivendo sia già accaduta in passato.
In realtà esistono diversi tipi di déjà vu: ad esempio il déjà senti, che si attiva quando si ascoltano delle parole o un particolare brano musicale e si collega quindi principalmente alla sfera uditiva. Un altro curioso fenomeno è il jamais vu, che è l’esatto contrario del déjà vu: un ambiente, una persona o una situazione che dovrebbero apparire familiari sembrano per un istante estranei e sconosciuti.
Cosa nasconde il fenomeno del déjà vu? Da secoli l’uomo cerca una spiegazione, e nonostante le teorie si moltiplichino le risposte non sono ancora state trovate. Secondo qualcuno, il déjà vu rimanda a una vita precedente e sarebbe un attimo di lucidità in grado di aprire uno squarcio su un passato dimenticato. Vediamo ora che ne pensano gli scienziati.
Secondo Freud questo fenomeno sarebbe il risultato di un’inibizione mentale, di un istinto frenato che provocherebbe una sorta di momentanea scissione nelle percezioni della persona. Secondo Jung, il mistero e il fascino del déjà vu si spiegano attraverso la teoria di un inconscio collettivo comune a tutto il genere umano.
La psicologia e la neurologia più recenti hanno prodotto nuove teorie, che per la maggior parte vanno in cerca di una motivazione fisiologica del fenomeno. Molti studiosi hanno cercato indizi di tipo elettrico, dato che molti epilettici prima di avere una crisi sperimentano proprio il déjà vu. Ecco quindi una corrente “neurologica” che ipotizza l’origine del fenomeno a partire da una scarica elettrica nell’ippocampo e nel lobo temporale. Esiste poi una corrente “psicoanalitica”, apparentemente più tradizionale, che crede che il déjà vu emerga da frammenti di ricordi reali (o anche di un sogno o di un film visto) che risalgono alla mente in certi momenti. Alcuni scienziati sostengono la teoria del “doppio processo”, secondo la quale la memoria umana lavora su due sistemi diversi (familiarità e informazione) e crea il déjà vu quando la prima si attiva mentre la seconda manca: una momentanea sfasatura nel processo mnemonico. Affine a questa è la teoria degli “ologrammi” secondo cui la memoria immagazzina immagini in forma ologrammatica e origina il déjà vu quando recupera solo una parte delle informazioni.
Come si può capire dalla quantità di teorie esistenti, il fenomeno resta non chiarito e dà ancora spazio alla suggestione. La mente umana è una macchina estremamente complessa e nonostante le enormi capacità raggiunte dalla scienza è ancora uno spazio tutto da esplorare. I déjà vu, i momenti in cui il cervello per un motivo o per l’altro fa momentaneamente cilecca, sono così misteriosi proprio perché sappiamo molto poco di come funzionano la memoria e i ricordi.