Le euristiche sono, secondo gli scienziati, delle “scorciatoie” mentali che ci permettono di prendere decisioni velocemente e con il minimo sforzo. In questo senso somigliano ai più conosciuti bias, dai quali però sono distinte. I bias, infatti, sono costrutti fondati su percezioni o ideologie errate, insomma, su pregiudizi. Essi sono un sottogruppo delle euristiche, le quali in genere sono basate sull’esperienza diretta e non sono necessariamente fallaci (anche se talvolta ci fanno prendere bei granchi). L’uomo preistorico, immerso in un ambiente ostile, faceva amplissimo uso di euristiche e bias perché aveva l’assoluta necessità di prendere decisioni rapide per salvarsi la vita. Oggi facciamo meno ricorso a questo tipo di risorse, che però continuano a fare parte di noi.
La cosiddetta euristica dell’attrazione è una tendenza, comune a tutti gli esseri umani, ad attribuire più credibilità alle persone cui vogliamo bene o che per qualsiasi motivo ci piacciono. La stessa affermazione, pronunciata da nostro padre o da un estraneo, risuona in noi in modo differente. Niente di cui stupirsi, in quanto il genitore è fin dalle prime fasi della vita una persona cui ciascuno attribuisce una forte autorità (giustificata o meno); ma gli scienziati hanno scoperto che questo effetto si ha anche quando l’affermazione in questione è attribuita al nostro cantante, scrittore o politico preferito, oppure ancora all’uomo o donna da cui siamo fisicamente attratti in questo momento. Se una cosa la dice lui o lei, pensiamo, è più probabile che sia vera, o comunque terremo le sue opinioni in maggiore considerazione rispetto alle altre.
Questo meccanismo psicologico è noto da molti decenni ed è stato sempre utilizzato nel campo della pubblicità o della lotta politica. Ci vengono in mente le battaglie per il referendum sul divorzio degli anni ‘70, nel corso delle quali noti attori e cantanti realizzarono brevi clip televisive per convincere il pubblico a votare in un certo modo. Lo stesso vale per Elvis Presley, il quale nel 1956 si vaccinò in diretta TV per promuovere la prevenzione antipolio. I risultati di entrambe queste campagne al confine tra marketing e politica furono strepitosi. Potremmo citare ancora, più banalmente, le migliaia di pubblicità che utilizzano volti famosi per promuovere prodotti vari, sempre con grande successo.
Una persona cui siamo legati sentimentalmente (nostro padre o il nostro migliore amico), qualcuno che ci attrae e il nostro personaggio famoso preferito hanno in comune una cosa: ci suscitano molta fiducia. Per questo siamo portati istintivamente a seguire i loro passi. Le persone famose aggiungono a questo una sfumatura ulteriore: appaiono “perfette” e instillano il desiderio di imitarle. Quindi se una celebrità ha un determinato tipo di automobile, anche noi vorremmo averlo, in modo da sentirci più vicini, più simili a lei. Quando sentiamo parlare una persona autorevole, almeno in un primo momento siamo d’accordo con le sue opinioni, anche se molto distanti dal nostro orizzonte mentale: solo in un secondo momento la ragione si occupa di operare distinzioni.
Naturalmente il potere dell’euristica dell’attrazione è limitato e non si spinge verso una effettiva manipolazione mentale, la quale è invece indice di un rapporto patologico. Abbiamo sempre la possibilità di scegliere diversamente, se riteniamo.