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    Cancellare i ricordi è possibile? La risposta di scienza e psicologia
    La scienza sta sperimentando tecniche innovative in grado di cancellare i ricordi mentre la psicologia batte più su un altro tasto: farli emergere, ma togliere loro il potenziale negativo.

    Avete presente il film “Se mi lasci ti cancello”? La pellicola era ambientata in un mondo del tutto simile al nostro, tranne per un particolare: l’umanità aveva scoperto una “ricetta” per cancellare i ricordi e il mercato la sfruttava regolarmente. Era quindi possibile per chi aveva vissuto una brutta esperienza (nel nostro caso una rottura amorosa) prendere una pillola e dimenticare l’ex – e così il dolore. 

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    Da molto tempo la scienza e la psicologia si chiedono se sia davvero possibile cancellare i ricordi. Il tema è ancor oggi dibattuto e non si sono trovate, come nel film, pillole miracolose in grado di selezionare specifici ricordi e rimuoverli. Alcuni studiosi, però, ipotizzano che intervenire sui ricordi negativi e modificarli, se non cancellarli, sia fattibile. 

    Esiste un disturbo psicologico, detto “disturbo post-traumatico da stress”, che è strettamente legato ai brutti ricordi: affligge infatti chi torna da una guerra, chi è sopravvissuto a un brutto incidente, eccetera. Le persone sviluppano questo disturbo proprio perché sono tormentate dall’ombra delle cose terribili che hanno visto o provato. Secondo gli studiosi del Riken-MIT centre of Neural Circuit Genetics, non è possibile cancellare i brutti ricordi, ma si possono modificare le emozioni associate a essi in modo che non facciano più male: se fosse vero, si potrebbe curare il disturbo post-traumatico semplicemente trasformando l’angoscia e il dolore in sentimenti neutri o positivi. Per ora, gli scienziati hanno condotto esperimenti di successo sui topi, stimolando i neuroni collegati ad emozioni specifiche le quali potevano essere attivate anche in riferimento a situazioni sgradevoli. Potrebbe essere l’inizio di una scoperta molto importante per la psicologia. 

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    Secondo altri studi, condotti negli atenei statunitensi, è poi possibile dimenticare sul serio alcune cose, anche se si tratta per ora di informazioni di tipo non associativo. Gli scienziati hanno individuato particolari enzimi, responsabili della memoria non associativa, che sono distinti dagli altri. Se si potessero inibire, sarebbe possibile con essi cancellare parti di memoria senza intaccare le altre. Questo potrebbe essere il punto di partenza per una ipotetica pillola magica, come quella di “Se mi lasci ti cancello”, ma è tutto da verificare. 

    La psicologia, intanto, mette in pratica da anni tecniche non tanto di dimenticanza, quanto di riemersione e “neutralizzazione” dei cattivi ricordi. Esiste una terapia, chiamata EMDR, che ha come obiettivo la riemersione e la rielaborazione dei ricordi traumatici che il paziente non riesce ad affrontare da solo. Infatti, è possibile soffrire anche per eventi che non si ricordano coscientemente, ma sono comunque depositati nell’inconscio. Per fare un esempio banale: se da piccolo sei stato morso da un cane, potresti sviluppare una fobia per questi animali pur non ricordando “coscientemente” l’episodio scatenante. Con terapie come questa (e anche con l’ipnosi) si può richiamare alla mente l’episodio e razionalizzarlo. 

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    La psicologia, in un certo senso, ci ha dimostrato che non è tanto importante dimenticare le cose, quanto modificare il proprio pensiero sul loro significato. Anche il più brutto degli episodi, se venisse considerato ad esempio utile per il proprio percorso di vita, non diventerebbe un ricordo negativo. Quindi, se è possibile eliminare il dolore dai ricordi, non occorre più sforzarsi per cancellarli.

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