Quando si vive una delusione amorosa, una delle esperienze interiori più comuni è il senso di privazione: si sente di aver perso irrimediabilmente, insieme con l’amore, una parte importante di sé. In effetti non si tratta di un pensiero fallace: secondo gli scienziati, le coppie che hanno vissuto a lungo insieme hanno una gran quantità di memorie comuni, interconnesse tra loro. Perdere il partner o disinnamorarsi di lui significa dover dire addio, in parte, alle emozioni suggerite da tanti ricordi del passato. In questo senso si perde davvero una parte di sé.
Ecco perché la disconnessione emotiva, il disinnamoramento, porta tanto disagio. È dimostrato che l’amore crea dipendenza, per cui uscire da essa (forzatamente o in modo spontaneo) può lasciare un forte senso di vuoto, al pari di quello che prova chi cerca di smettere di fumare o si mette a dieta, se non peggiore. Più il distacco emotivo dal partner è violento, ad esempio quando è causato da un tradimento, più l’astinenza è forte.
Il dolore emotivo va messo, secondo molti studi, sullo stesso piano del dolore fisico. Le aree del cervello che si attivano sono infatti le stesse. La sofferenza interna, poi, può anche condurre a disturbi fisici: gran parte delle persone che soffrono per una rottura amorosa sperimentano piccoli o grandi disagi come mal di testa, problemi digestivi, insonnia, scompensi cardiaci.
Alcuni scienziati hanno studiato la fase di disinnamoramento come un “innamoramento al contrario”. Infatti questa fase è in qualche modo simile a quella in cui, iniziando a provare sentimenti per un’altra persona, il cervello si attiva alla ricerca di ricompense. Il guaio è che esse non sono disponibili nella fase di disinnamoramento, e per questo il “grido” della mente si sente in modo più forte e più doloroso. Se la mente è in astinenza, non le sarà facile mettersi calma e rinunciare, ma anzi cercherà in modo sempre più attivo e irrazionale la propria ricompensa: ecco perché dopo una rottura tendiamo a fare una gran quantità di azioni stupide: richiamare ossessivamente l’ex partner, darci ad attività rischiose come il bere o il giocare d’azzardo, gettarci in relazioni mordi e fuggi.
C’è, per fortuna, una buona notizia: il dolore del disinnamoramento è forte, ma non impedisce al cervello di reagire. Anzi, da esami condotti su persone che stavano sperimentando una rottura gli scienziati hanno potuto notare una grande attività cerebrale “positiva”. In particolare, in periodi come questi è molto attiva la corteccia prefrontale, deputata ai ragionamenti complessi e ai processi decisionali. Nel momento in cui ci si disinnamora il cervello è già al lavoro non solo per superare il dolore, ma anche per ricalibrare l’intera vita della persona: gli effetti si vedranno dopo qualche mese, ma tutta questa intensa attività mentale potrebbe portare a un grande miglioramento nell’esistenza quotidiana. Si potrebbero trovare soluzioni e idee alle quali prima non si sarebbe mai pensato, ad esempio, o lanciarsi in progetti nuovi. Tutto grazie all’incredibile resilienza del cervello umano! A volte è proprio vero che per trovare veramente se stessi occorre passare attraverso un periodo di dolore.