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    Etichetta "narcisista", ne abusiamo?
    Definire una persona che ci ha fatto un torto o è stata abusante come un “narcisista” è un atteggiamento sempre più comune. Gli esperti, però, ci ricordano che spesso sbagliamo nel farlo.

    Il termine “narcisista” sta vivendo negli ultimi anni un’enorme popolarità. Tutti siamo sempre più informati (o crediamo di esserlo) sul tema del disagio psicologico e dell’abuso emotivo e per questo utilizziamo largamente termini presi dalla psicologia per applicarli alla nostra realtà quotidiana. Purtroppo, spesso, fraintendiamo il vero significato delle parole e finiamo per etichettare le persone a sproposito. Questo accade in particolar modo per i sospetti narcisisti. 

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    A volte sembra che siano ovunque: nella nostra famiglia, al lavoro, e soprattutto nella nostra camera da letto. Da nostra madre che spesso è stata distratta e poco attenta ai nostri bisogni ai colleghi di lavoro bugiardi e arrivisti, fino ad arrivare al partner che dopo averci fatto un vero e proprio love bombing ha finito per tradirci. 

    Anche se esistono molte persone problematiche, e anche se molte di esse possono possedere dei tratti narcisistici, è bene ricordare che il disturbo narcisistico di personalità è una grave patologia psichiatrica che non è così comune come si pensa. Banalizzare questa condizione o, peggio, vedere “narcisista” come un sinonimo di “stronzo” non ci permette di vedere le relazioni nella giusta prospettiva ed è anche una forma di aggressione nei confronti di chi soffre davvero di questa invalidante patologia. 

    È vero che alcune persone sono facilmente definibili narcisiste e che questo termine ormai entrato nell’uso comune è sempre utilizzabile; il fatto è che la maggior parte di coloro che definiamo in questo modo non ha un disturbo narcisistico di personalità. Il narcisista “comune” è una persona che può presentare in modo più marcato dei tratti che tutti possediamo: il desiderio di essere visti e riconosciuti, di primeggiare, la capacità di manipolare per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno. E chi non è mai stato talvolta invidioso o arrogante? 

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    Il narcisista patologico porta tutti i tratti che abbiamo delineato fino all’estremo e in modo stabile nel tempo. L’incidenza di questo disturbo sulla popolazione oscilla, secondo gli psichiatri, tra lo 0,5% e il 5%. Per fortuna, quindi, delle quattro o cinque persone narcisiste che crediamo di aver conosciuto tra le centinaia di incontri della nostra vita, forse solo una lo è davvero. 

    Gli esperti ci invitano, dunque, a usare con più cautela la parola “narcisista” quando ci riferiamo alle persone che ci stanno intorno. Prima di tutto perché le fraintendiamo, e poi perché rischiamo di generare disinformazione sul tema della salute mentale. Non tutti i tratti che chiamiamo narcisistici sono patologici e non tutti, va ricordato, sono intrinsecamente negativi. È vero che caratteristiche come l’invidia, l’egocentrismo e la mancanza di empatia sono assai fastidiose e persino problematiche, ma è individuando e affrontando la loro vera causa che potremo venirne a capo. 

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    Fare più attenzione a come usiamo la parola “narcisista”, al pari di altre parole come ad esempio “schizofrenico” o “autistico”, è importante sia per allontanare i pregiudizi che per rispettare le persone sofferenti.

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