Il Natale è una delle feste più importanti dell’anno nel mondo cristiano, ed essendo a pieno titolo la festa della famiglia si presenta come una medaglia a due facce : da un lato ci può essere il piacere di trascorrere un momento lieto coi propri cari, ritrovando i parenti che nel corso dell’anno sono stati lontani per impegni familiari o lavorativi; dall’altro lato, per chi vive in una famiglia problematica o non ne ha una, c’è lo spettro della solitudine e dell’angoscia. In effetti il “Natale ideale”, quello un po’ oleografico alla Mulino Bianco, non è per tutti. Anzi, forse, per nessuno.
Sono molte le persone che provano ansia all’idea di un Natale in famiglia . Non è un caso che in prossimità delle feste e subito dopo aumenti la domanda di sostegno psicologico.
La maggior parte delle persone collega emotivamente l’arrivo del Natale al proprio passato infantile , con ricordi che possono essere bellissimi oppure angosciosi. Tra chi ha una visione positiva dei Natali dell’infanzia e desidererebbe replicarli c’è la maggiore probabilità di vivere le feste con delusione: le famiglie si evolvono nel tempo , i nonni se ne vanno, arrivano nuovi membri (bambini, cognati…) e non sempre questi cambiamenti sono vissuti bene.
Quante liti si vedono sotto l’albero! Si può venire a male parole (o peggio, a mezze allusioni) per tutto, addirittura per i regali. Quando farli, se farli, quanto dovrebbero costare…
Non parliamo poi del classico dei classici, ossia le domande poco gradite dei parenti che pretendono di sentenziare sui nostri successi e insuccessi, sul modo in cui viviamo, sulle persone che abbiamo scelto. Se vissuto così il Natale può effettivamente trasformarsi in un incubo. Ci vengono in mente alcune pubblicità recenti che per la prima volta hanno iniziato ad affrontare direttamente il problema dei soffocanti pranzi in famiglia, ponendo ovviamente il loro prodotto come soluzione. È segno che ormai nell’opinione comune il Natale ideale continua a essere un obiettivo, ma si riconosce sempre di più quanto sia difficile raggiungerlo.
Molti scelgono di sopportare , stringere i denti e casomai sfogarsi in modi e tempi più opportuni; molti altri scelgono di evadere dal Natale inventando qualche scusa o programmando una vacanza. Non c’è una soluzione valida per tutti e non sempre è possibile svincolarsi dai rituali consolidati senza subire di peggio (la riprovazione dei parenti, le lamentele, le accuse…).
Per chi ne ha la possibilità, scegliere di passare il Natale con la propria “vera” famiglia (quella che si è scelti) e non con quella biologica è sicuramente una buona idea. La salute mentale personale è di sicuro più importante delle apparenze. Per chi resta in una famiglia disfunzionale, è importante armarsi di pazienza, ma anche individuare una figura di supporto esterna nella quale trovare protezione per il difficile periodo delle feste (un amico, un partner, persino un help center o un terapeuta…).
Per chi invece è solo è importante giocare d’anticipo e individuare le iniziative che molti comuni e associazioni organizzano proprio per chi non ha una famiglia con cui passare il Natale. Da segnalare, ad esempio, l’iniziativa “nipoti di Babbo Natale” , che permette alle persone di mettersi in contatto con anziani soli ospitati nelle RSA di tutta Italia attraverso un dono o della compagnia per rendere le feste più dolci e solidali.
Per fare fronte all’angoscia delle feste è decisivo imparare a riconoscere e valorizzare i “lati buoni” della nostra esperienza di vita , senza farci trascinare dai pensieri invalidanti che vengono dagli stereotipi sociali. La nostra vita non è certo perfetta e, possiamo dirlo con sicurezza, non lo è neanche quella delle persone che invidiamo. Natale dovrebbe essere il momento in cui proviamo più tenerezza per noi stessi , impariamo a prenderci per mano e riconfermiamo il valore della nostra persona, l’unica e vera famiglia che nessuno potrà mai toglierci.