L’ecovillaggio è uno stile abitativo e comunitario che si sta diffondendo in tutto il mondo, con diversi esempi anche in Italia. Si tratta di un caseggiato, di una fattoria o di un insieme di case rurali immerse nel verde, in cui sono stati ricavati spazi abitativi per diverse famiglie: una sorta di moderno villaggio abitato da una comunità che vive nel rispetto della natura e tramite regole strutturate di coabitazione. Gli abitanti dell’ecovillaggio coltivano i terreni intorno all’abitato, con la forma dell’agricoltura biologica e in modo collaborativo. Spesso condividono anche i pasti, le feste e altri momenti di socialità.
Gli ecovillaggi sono pensati per ridurre il costo della vita tramite una parziale autosufficienza alimentare ed energetica e anche per dare ai residenti una quotidianità più sana, naturale e socialmente gratificante possibile. In questo senso si tratta proprio di una rivisitazione moderna degli antichi villaggi rurali, dove la comunità viveva in armonia e dove ciascuno poteva contare sul supporto del gruppo.
Gli ecovillaggi si possono trovare un po’ ovunque nel mondo occidentale: il continente che ne conta di più è certamente l’America, dove esistono più di 2000 comunità, il 90% delle quali nel territorio degli USA. In Europa esistono alcune centinaia di ecovillaggi: i Paesi che ne contano di più sono l’Irlanda, la Gran Bretagna e la Germania.
L’idea di fondare comunità alternative basate sulla sostenibilità ambientale è nata poco più di cinquant’anni fa negli Stati Uniti. Stephen Gaskin, un autorevole scrittore ed esponente della cultura hippie, fondò nel 1971 il primo ecovillaggio (The Farm) in Tennessee, e da allora il fenomeno non ha mai smesso di espandersi.
Come si entra a far parte di un ecovillaggio? Di solito queste comunità nascono dall’accordo di almeno cinque o sei famiglie che decidono di cambiare vita, allontanarsi dalla città e andare a stare in campagna vivendo nel rispetto di ideali comuni. In alternativa è possibile chiedere di aderire a un ecovillaggio già esistente, a patto che ci sia del posto libero e che si sia decisi ad accettare tutte le regole della comunità.
Il primo ecovillaggio in Italia è nato pochissimo tempo dopo la Farm di Gaskin, già nel 1972. È un segno che nel nostro Paese è sempre stata presente una certa ricettività ai temi dell’ambientalismo. Oggi in Italia esistono circa quaranta ecovillaggi, concentrati principalmente nelle aree del Centro ma con una presenza interessante anche nelle Isole. Alcune comunità, come Nomadelfia in provincia di Grosseto, si contraddistinguono per l’adesione di tutti i membri alla fede cristiana, altre, come il Popolo degli Elfi in provincia di Pistoia, vivono in modo decisamente originale rifiutando alcune tecnologie moderne e praticando il baratto.
Ogni ecovillaggio è indipendente, e chiunque si riconosca nei principi della sostenibilità ambientale può crearne uno. Tuttavia, dal 1995, esiste un Global Ecovillage Network, un’associazione che mira a mettere in collegamento i vari ecovillaggi e anche ad allargare l’ideale dell’ambientalismo a chi vive in città. Nel 1996 è stata fondata, in Italia, anche una Rete nazionale dei villaggi ecologici, secondo la quale la modalità abitativa e comunitaria dell’ecovillaggio sarebbe la miglior soluzione per il futuro del pianeta.