I musei sono luoghi magici dove è possibile immergersi nella storia, nell’arte o nell’incredibile varietà della natura. Il silenzio che regna in questi luoghi, la luce artificiale che li separa dal mondo esterno e il contatto ravvicinato con la bellezza sembrano essere ottimi coadiuvanti per il pensiero creativo e artistico, ma anche per il benessere generale. I direttori dei musei sono sempre più coscienti del ruolo che le istituzioni da loro guidate ricoprono nella società e stanno lavorando quasi ovunque per far dialogare le loro esposizioni con le esigenze dei cittadini.
In più parti del mondo si sta diffondendo l’idea che una visita al museo possa diventare parte di un intervento terapeutico. Dal 2018 i medici di base canadesi sono autorizzati a prescrivere visite al museo ai loro pazienti come terapia per stress e burnout. Uno studio condotto in Regno Unito ha confermato l’utilità delle visite al museo: i partecipanti sono stati invitati a visitare delle mostre durante la loro pausa pranzo e hanno registrato una significativa diminuzione del cortisolo, l’ormone dello stress.
Tornando in Italia, il Museo Egizio di Torino è stato protagonista di un’insolita sperimentazione: è stato allestito al suo interno uno studio medico. L’idea è che i pazienti, invece dell’atmosfera tetra delle solite sale d’aspetto, possano sfruttare l’attesa per aggirarsi tra i capolavori della Galleria dei Re. Anche a Milano il connubio tra arte e salute è preso molto sul serio: nella città meneghina è stato lanciato il progetto ASBA (Anxiety, Stress, Brain friendly Museum Approach), un programma per portare arteterapia e mindfulness all’interno delle istituzioni mueali. In questo modo si vuole trasformare le gallerie in luoghi pulsanti, dove il cittadino non entra come un estraneo ma viene accolto con particolare riguardo alle sue esigenze psicologiche. La bellezza degli oggetti esposti entra, attraverso il lavoro di curatori e professionisti della salute, a far parte di un percorso terapeutico e di crescita personale.
L’idea di unire arte e cura sembra funzionare talmente bene che da qualche tempo tra le RSA e il Museion di Bolzano si è stretta un’alleanza del tutto particolare, tesa a migliorare le condizioni dei pazienti con Alzheimer. I malati vengono portati al museo e coinvolti in sessioni di stimolazione sensoriale a contatto con le opere artistiche. Gli organizzatori confermano la buona riuscita del progetto, che spinge i malati a rilassarsi e socializzare meglio, contrastando l’isolamento e l’impoverimento mentale dati dalla malattia.
Queste belle iniziative confermano il ruolo centrale che l’arte e la bellezza dovrebbero occupare all’interno della società. Le opere d’arte si trovano molto spesso “recluse” dentro delle teche museali a scopo di protezione, ed è giusto così, ma è necessario arrivare a concepire i musei come spazi non separati dal flusso della vita di una città. Devono diventare sempre più luoghi aperti, dove il cittadino possa trovare risposta a esigenze concrete, pratiche, non solo astratte o spirituali. Trasformare i musei in spazi dedicati al benessere dei cittadini rende chiaro proprio questo intento.