Ci sono differenti forme di menzogna: dalla frode al bluff, dalla diffamazione all’omissione, all’esagerazione promozionale. Secondo una distinzione accreditata ci sono tre macrocategorie di bugie, colorandole di toni diversi: ci sono bugie bianche, nere e bugie blu.
Le bugie bianche sono quelle bugie che vengono dette a fin di bene, per evitare un dolore all’interlocutore, o quelle che vengono proferite per non offendere qualcuno (o, al contrario, per gratificarlo). Questo tipo di bugia si sviluppa già in tenera età, a partire dai 2/3 anni, e può avere diverse funzioni: protettiva, quando le bugie vengono utilizzate come meccanismo di autodifesa e protezione, per salvaguardare i propri sentimenti e la propria immagine o per proteggere la relazione con l’altra persona e tutelare i propri legami affettivi (evitando ad esempio di ferire i sentimenti dell’altro o per proteggere i bambini). Affiliativa, impiegate come “collante sociale”, per non compromettere la relazione con l’altro, per evitare di ledere la nostra immagine o disattendere le aspettative, ad esempio quando si incontra qualcuno di nuovo e si tende a mentire per fare una buona impressione. Infine, uno scopo tutelativo, a cui si ricorre per difendere i nostri spazi personali e la nostra intimità.
Secondo uno studio del 2012 condotto da Sanjiv Erat e Uri Gneezy della School of Management di San Diego, non ci sarebbe però un solo tipo di bugie bianche, bensì due: quelle che aiutano gli altri a spese della persona che dice la bugia, che chiamiamo bugie bianche altruistiche, e quelle che aiutano sia gli altri che il bugiardo, che chiamiamo bugie bianche di Pareto.
Una grande parte dei partecipanti allo studio si è dimostrata riluttante a raccontare anche una bugia bianca di Pareto, dimostrando una pura avversione alla menzogna indipendente dai possibili benefici personali. Una frazione non trascurabile dei partecipanti è invece disposta a dire una bugia bianca e altruistica, che li ferisce un po’ ma aiuta significativamente gli altri.
Se le bugie bianche vengono dette per tutelare qualcuno (noi o l’interlocutore), le bugie nere sono l’opposto: il loro obiettivo, infatti, è ingannare deliberatamente l’altro, manipolandolo. Sono bugie egoistiche, dette con lo scopo di evitare uno svantaggio o arrecare un danno. Chi dice questo tipo di bugie lo fa per il proprio interesse personale, a scapito di qualcun altro o per evitare una punizione. Sono palesemente dannose. Distruggono reputazione e fiducia. Vengono stigmatizzate e ritenute socialmente inaccettabili.
La strada delle bugie nere è fangosa e scivolosa: quando si comincia è facile precipitare sempre più giù, e smettere sembra impossibile.
Il fatto notevole è che molti bugiardi patologici, intrappolati nel proprio narcisismo, sono sia gli eroi sia le vittime delle proprie favole mentali. Vivono dentro la propria mistificazione, ed è questo il fondamento della loro coazione a mentire. È anche il motivo per cui devono continuare a mentire, e per cui mentire risulta così facile.
Infine, ci sono le bugie blu. Sono quelle che favoriscono sia il mentitore, sia la sua sfera di appartenenza (amici, colleghi, compagni, associati, seguaci, sostenitori, familiari). Hanno l’obiettivo di accrescere l’identità di un gruppo e la sua coesione. E questo è il motivo per cui le bugie blu risultano non credibili fuori dal contesto del gruppo di riferimento, ma perfettamente legittime e plausibili all’interno del gruppo medesimo: sono esattamente ciò che gli appartenenti al gruppo vogliono sentirsi dire.
Le bugie blu sono diffuse all’interno di ambiti molto polarizzati: la politica, per esempio (la disinformazione è fatta di bugie blu) o un’organizzazione nella quale due fazioni entrano in conflitto per il comando. Ma possono anche essere anche impiegate da gruppi più ristretti a fini squisitamente corporativi, per difendere se stessi e la propria reputazione, o per mascherare abusi e incapacità.