Fino a poco tempo fa l’idea di avere una sessualità attiva dopo i sessant’anni sembrava un tabù. Sono molti invece a sostenere che l’intimità nella terza età sia non solo benefica per il corpo e la mente, ma addirittura più soddisfacente che in giovinezza. Quest’ultima idea può sembrare bislacca, e lo sarebbe, se non si tenesse conto di un’abilità importante, che bisognerebbe sviluppare sin da giovani: la cosiddetta saggezza sessuale.
Secondo uno studio dell’università del Minnesota, gran parte degli americani nella fascia 60-80 possederebbe questo genere di saggezza. A fare la differenza, secondo gli studiosi, non sarebbero le abilità amatorie eventualmente collaudate nel corso della vita, bensì abilità più sottili, che hanno a che fare con la comunicazione efficace, con la generosità e con l’empatia.
C’è un pregiudizio abbastanza diffuso secondo cui bravi amatori si nasce, non si diventa. Lo studio del Minnesota suggerisce il contrario: si diventa bravi con l’esperienza, non solo tra le lenzuola ma anche e soprattutto a livello di legami profondi. Essere saggi in questo contesto significa conoscere le dinamiche corporee, sapere di cosa ha bisogno l’altro, essere privi di pregiudizi ma soprattutto non smettere mai di stare in ascolto. Ascoltare l’altro ed entrare in sintonia con lui è possibile solo se il momento dell’intimità è vissuto come un luogo sicuro, sgombro dalle paure e dai tabù.
Quindi per sviluppare una saggezza sessuale è importante che i giovani imparino:
Da tutto ciò si intuisce che la saggezza sessuale è soltanto un piccolo pezzo di una saggezza ben più profonda. Con l’avanzare dell’età si tende a diventare più saggi, ma non possiamo dare per scontato che ciò avvenga. La saggezza si costruisce con l’esperienza e con la volontà di trarre insegnamenti da essa. Si può diventare saggi anche da giovani, se si ha lo spirito giusto per farlo.